sulla paganella

Due orsi e una grattata: il video

Lo splendido filmato (ripreso sulla Paganella) postato su Facebook dall’appassionato di fauna alpina Paolo Togni: «Così gli animali comunicano»



TRENTO. Il commento in calce, divertito, è “doppi turni”. Prima arriva lei, che si strofina lungamente il collo a destra e a sinistra, poi tocca a lui, un esemplare di grandi dimensioni, che invece si gratta la schiena con un buffo movimento in su e in giù. Quasi un twist. L’albero usato come grattatoio è lo stesso, ma le “performance” di femmina e maschio (il montaggio del filmato non permette di capirlo) avvengono a distanza di tre giorni l’una dall’altra. A pubblicare il video - di ottima qualità e ad alta risoluzione - sulla sua pagina Facebook è Paolo Togni (Paolo Ingot il nickname online), di Arco, grande appassionato di fauna alpina, la stessa che ama immortalare con le sue fototrappole. Dove sia piazzata quella che ha ripreso i due orsi non lo rivela: segreti del mestiere, anzi della passione. «Orientativamente siamo in Paganella, nei giorni scorsi, per la precisione il 3 e il 6 giugno», spiega.

«La femmina, che è più chiara, è la prima a comparire, poi arriva il maschio. Il luogo si trova lungo i sentieri che tracciano loro, a forza di passare: dal piano campagna ne puoi trovare settanta-ottanta. Tracce che vengono usate anche da altri animali selvatici, come volpi e tassi: nel bosco ci sono punti inestricabili ed è utile per loro sapere dove andare. I cervi e gli orsi, avendo la maggiore stazza, lasciano la traccia più evidente».

Quella degli orsi che si grattano sugli alberi - continua Togni - «è una specie di marcatura di riconoscimento. La femmina si gratta, ma lo fa più frequentemente il maschio, che specie in questo periodo di riproduzione, vuol lasciare il suo odore. È un modo di comunicare». Secondo l’appassionato, l’esemplare maschio «dovrebbe essere MJ4, 11 anni, il più anziano con il fratello di quelli che vivono in Trentino: due anni fa aveva attraversato i campi di asparagi a Zambana ed era finito a Belluno. Il padre era Joze, nato in Slovenia. Lui invece è trentino doc», ride Togni. Che i plantigradi “di casa nostra” ha imparato a conoscerli bene. «Capita che lo stesso esemplare lo fotografi in San Lorenzo come in Val d'Algone: non sta mai fermo...». La femmina, invece, «dovrebbe essere F15: uso il condizionale perché non ho il dna ma ne sono abbastanza sicuro. Due anni fa le era stato applicato il radiocollare, ma poi glielo avevano fatto saltare per evitare che le fosse d’intralcio».(l.m.)













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