Doppia preferenza su un binario morto

Oggi la legge torna in aula. Fedrizzi: «Molti consiglieri temono di non essere rieletti». Le donne della Lega contrarie al ddl



TRENTO. Torna da oggi nell’aula del consiglio provinciale (fino a giovedì, con tempi non contingentati) il disegno di legge Bezzi-Maestri sulla doppia preferenza di genere. Ma è una legge - seppur prevista dal programma del governatore Ugo Rossi e del centrosinistra autonomista - destinata, così com’è, a non essere approvata. Ieri la riunione dei capigruppo di maggioranza con il presidente Rossi si è conclusa con la decisione di andare in aula e affrontare la discussione generale (a cui seguirà la discussione degli ordini del giorno). A ieri nessuno parlava di mediazioni possibili, ma l’Upt ha ricordato anche ieri agli alleati che nel gruppo c’è una posizione favorevole al mantenimento delle tre preferenze. E quindi c’è chi guarda con favore all’emendamento del consigliere di opposizione Gianfranco Zanon (Pt) che propone la terza preferenza di genere che ricalca la legge per le prossime Europee: nel caso di preferenze plurime devono essere rappresentati entrambi i generi.

Se mediazione sarà, probabilmente non arriverà in questa sessione. Ma è certo che di fronte al muro di 5377 emendamenti (2200 dei quali di Rodolfo Borga, Civica Trentina, contrario anche alla terza preferenza), al termine della discussione generale la maggioranza dovrà decidere se provare a cercare un compromesso o se rinunciare. Giacomo Bezzi (Fi), cofirmatario del ddl, tira dritto: «Io non tratto, piuttosto ritiro la mia firma. La terza preferenza peggiora solo la situazione per le donne». Lucia Maestri (Pd) ha già detto (Trentino di ieri, ndr) che personalmente non voterà una legge che non preveda la doppia preferenza di genere.

Ieri è scesa in campo la Commissione pari opportunità con un ultimo appello della presidente Simonetta Fedrizzi: «Dopo essere stato approvato in commissione - denuncia - il ddl rischia ora di rimanere bloccato in aula tra una valanga di emendamenti e una tentennante volontà politica rispetto a un efficace superamento anche in Trentino del deficit democratico che purtroppo caratterizza le nostre istituzioni». Questo deficit - ricorda Fedrizzi - si manifesta in un consiglio provinciale attualmente è composto da uomini per oltre l'80 %. Questa percentuale non è purtroppo frutto di meritocrazia, perché le statistiche mostrano che in Italia le donne sono il 51% della popolazione e la percentuale di laureate è più alta di quella degli uomini». La Commissione invita a «riconoscere e affrontare i numerosi ostacoli all'ingresso e alla valorizzazione delle donne in politica con tutti gli strumenti a disposizione, compresi quelli legislativi». E attacca: «Inutile nascondere che per molti attuali consiglieri il raggiungimento di una più equa rappresentanza di genere confliggerebbe con il proprio interesse personale; e che in consiglio attualmente la quota “azzurra“ è in schiacciante maggioranza. Garantire una competizione più equa alle donne interessate a impegnarsi politicamente ovviamente aumenta il rischio che molti uomini ora in carica non siano rieletti e richiede ai partiti maggiori sforzi di rinnovamento democratico». No alla terza preferenza: «Andrebbe in direzione opposta perché, a fronte di una percentuale irrisoria di votanti che ne fanno uso, rischierebbe di depotenziare la riforma al punto da farla apparire un’operazione di sola facciata. Ancor peggio, verrebbe inibita per gli anni a venire la possibilità di un cambiamento incisivo e sostanziale».

Su posizioni opposte le donne della Lega Nord che ieri hanno detto un no netto alla doppia preferenza di genere. Presenti in conferenza stampa Monica Ceccato, Claudia Postal, Martina Loss, Bruna Giuliani, Mara Dalzocchio e Stefania Segnana. «Da noi funziona così da sempre, abbiamo autonomia decisionale alla pari della componente maschile. Evidentemente se si avverte la necessità di una regolamentazione legislativa vuol dire che negli altri partiti non funziona nello stesso modo», ha detto la consigliera comunale Claudia Postal invitando a guardare al rimpasto della giunta comunale di Trento: «Un rimpasto capito da pochi ma che ha avuto come risultato l'eliminazione di Marika Ferrari senza una plausibile giustificazione e ovviamente al suo posto è arrivato un uomo». Per il movimento femminile l'ideale sarebbe l'assoluta libertà di preferenza senza limitazioni di genere: «Perchè non dev'essere possibile votare anche due donne oppure due uomini?». «Se si mette in discussione il metodo, le alternative non devono essere soluzioni riduttive. Quindi siamo contrari all'ipotesi prevista dalla proposta di legge Maestri-Bezzi che chiede una preferenza per genere. Che sia totale libertà di scelta, senza limitazioni. Questo sarebbe una reale espressione democratica e non certo le altre proposte che di fatto presentano dei limiti». Il mandato al segretario Maurizio Fugatti in consiglio provinciale è definitivo: «Da parte nostra l'indicazione è precisa - chiarisce Postal - del resto Fugatti in prima persona ci ha lasciato assoluta libertà decisionale dichiarandosi disponibile ad essere l'espressione della nostra indicazione di voto. La Lega voterà no al ddl».

(ch.be. - d.p.)













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