rovereto

«Dopo Trento temevamo succedesse anche qui...»

L'attentato incendiario alle auto delle Poste in via Parteli  ha svegliato decine di persone «Ho sentito i botti e ho pensato a un tentativo di furto, poi ho visto le fiamme»


di Alberto Tomasi


ROVERETO. Dopo via Trener a Trento, via Parteli a Rovereto. Ieri notte, prima delle due, sette Panda delle Poste italiane sono stata incendiate nel parcheggio di via Parteli, accanto al cimitero di San Marco. I veicoli, tutti di recente immatricolazione, alcuni del tipo ecologico alimentati a metano, sono andati distrutti. Notevole il danno economico, anche se tutti i mezzi erano coperti da assicurazione, fanno sapere dalle Poste.

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Pochi dubbi sulla matrice dell’attentato. Una scritta contro la compagnia aerea Mistral Air, che fa capo al Gruppo poste, fa pendere i sospetti verso l’area anarchica. “Colpa” della compagnia sarebbe quella di svolgere il servizio di rimpatrio degli stranieri senza diritto di asilo, che nel linguaggio degli autori dell’attentato equivarrebbe a compiere “deportazioni”. Intanto nelle case vicine al parcheggio dominano incredulità e un paura.

«Era da un po’ che le macchine delle Poste venivano lasciate lì la notte e, dopo quanto accaduto a Trento, un po’ di apprensione che potesse accadere qualcosa c’era» dice Nicoletta Dalbosco, una delle prime ad accorgersi dell’incendio e a telefonare ai pompieri. «Ero sveglia, aspettavo il rientro di mio figlio - racconta la signora Dalbosco, che abita a poche decine di metri dal parcheggio - erano le 1 e 45 e ho sentito tre colpi secchi in rapida successione, seguiti poi da un quarto. Subito non ho pensato ad un attentato, ma a un tentativo di furto al concessionario Dorigoni».

Dopo qualche minuto la signora decide di alzarsi per controllare, e dalla finestra vede il cielo della notte rischiarato dai bagliori dell’incendio. «Ho visto due Panda che bruciavano e poi altre due poco distanti, e ho chiamato subito i soccorsi». Altri testimoni raccontano di essere stati svegliati, oltre che dalle esplosioni dei serbatoi e degli pneumatici delle Panda, dagli allarmi delle automobili in fiamme. «Erano circa le due - racconta Mattia Fortin, anch’egli residente nei paraggi - e ho sentito suonare i clacson bloccati, mi sono affacciato è ho subito notato le fiamme che si alzavano alte anche tre metri». «Ho sentito i botti e subito dopo ho visto arrivare le autopompe dei pompieri, - racconta a sua volta Giuseppe Pizzini, che abita in uno dei condomini vicini - hanno impiegato diverse ore prima di aver la meglio sull’incendio, quando se ne sono andati erano circa le 4 del mattino».

«Ero sveglio - ricorda Aniello Santagata, residente in una delle case vicine - ho sentito le esplosioni, mi sono affacciato alla finestra e ho visto le colonne di fumo nero e le fiamme che si alzavano dalle auto». «Sono stata svegliata da mia figlia - aggiunge Graziella Pedraz - e dal retro ho visto salire una colonna di fumo denso. Eh sì ormai anche qui succedono cose del genere...»

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