le reazioni

«Dopo questa sentenza siamo meno soli. Pensiamo ai bambini»

I genitori e la sorella di Carmela presenti in aula. Il Tribunale dei minorenni ha affidato a loro i nipoti che ora vivono a Foggia E cercano di dimenticare quanto hanno visto quella sera



TRENTO. «Con questa sentenza siamo meno soli. Nelle aule di giustizia di solito si pensa ad alleviare le pene per i colpevoli, ma alle vittime non si pensa mai». Parla piano Matteo Morlino, professore in pensione e papà di Carmela, la moglie che Marco Quarta ha ucciso senza pietà sotto gli occhi dei figli, un fredda sera di marzo, a Zivignago di Pergine. Da allora, si sono presi cura dei due figli di Quarta e della moglie, un maschietto di 7 anni e una femminuccia di 4.

Sono tornati a vivere nella loro città, Foggia, ma ieri hanno voluto assistere al processo. Alla lettura della sentenza sono apparsi sollevati, ma il signor Matteo non vuol sentire la parola soddisfatti: «Non possiamo essere soddisfatti quando si perde una figlia. Carmela non la riavremo più. Però dopo questa sentenza siamo meno soli. Di solito nei tribunali ci si preoccupa dei colpevoli, di alleviare le loro pene, ma delle vittime non si preoccupa nessuno. La condanna a 30 anni dice tutto. Rispettiamo la sentenza».

Dietro di lui, la mamma di Carmela, Maria Teresa non ce la fa a trattenere il dolore e scoppia in lacrime: «Ma Carmela non ce la ridà nessuno». Poi si ricompone. Il pensiero di entrambi e dell'altra figlia Giulia va subito ai nipoti, alle altre vittime di questo tremendo omicidio: «Loro hanno il terrore del padre. Hanno paura che un giorno o l'altro esca e li venga a cercare. Abbiamo spiegato loro che non uscirà più di prigione. Io ho portato il maschietto più grande anche davanti al carcere di Foggia per fargli capire che non è possibile uscire dalla prigione e lui si è tranquillizzato. Hanno visto il padre uccidere la madre e questo ricordo non si cancella. Ricordano tutto. Ricordano le parole del padre e della madre quella sera. Il bambino più grande ha anche cercato di difendere la mamma che, per salvarlo, gli aveva detto: Me la vedo io tu vai dai vicini. Li facciamo seguire da uno psicologo molto bravo che insegna all'università di Trieste che sta facendo un lavoro molto serio per carcere di attutire quel ricordo. Abbiamo la fortuna di essere circondati da una famiglia allargata a Foggia. Ci sono amici, parenti, servizi sociali e anche il vescovo ci è stato molto vicino. Stiamo lavorando per questi due bambini». Matteo Morlino non usa parole tenere per i copnsuoceri: «La famiglia di Quarta ha sposato in tutto la sua difesa. Non hanno chiesto di vedere i bambini e non se ne sono occupati minimamente. Il Tribunale dei minori li ha affidati a noi e ha vietato i contatti con la famiglia di lui. Noi non abbiamo avuto segnali né da loro né da Quarta. Non hanno collaborato in niente».













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