«Dopo la bomba siamo stati travolti dal caos»

Il racconto dei trentini Gianni Demadonna e Fabrizio Pedrolli. Due podisti di Villa Agnedo erano a meno di 200 metri



TRENTO. Aveva deciso di farsi un bel regalo per il suo mezzo secolo di vita. Fabrizio Pedrolli, edicolante di via Galilei e grandissimo appassionato di maratone tanto da essere anche il presidente del Marathon club di Trento, era a Boston domenica quando sono scoppiate le bombe all’arrivo della maratona. Faceva parte della squadra di volontari che seguivano gli atleti nei giorni precedenti all’evento. Lui è tornato a Trento già ieri pomeriggio alle due. E poi si è messo al lavoro nella sua edicola. In dosso, la giacca blu e gialla della maratona di Boston.

Il suo racconto è impressionante e sembra trascinarci indietro nel tempo, fino all’11 settembre 2001: «Ero a Boston da venerdì. Ho seguito la distribuzione dei pettorali e poi, il giorno della gara mi sono piazzato al trentaquattresimo chilometro. Avrei dovuto essere vicino all’arrivo, nei pressi del luogo in cui sono scoppiate le bombe, ma per fortuna ho cambiato i programmi. Avevo corso la maratona nel 2001 e avevo visto che quello è il punto più spettacolare. La chiamano la collina degli infarti perché la strada comincia a salire e lì c’è un pubblico fantastico che incita gli atleti. Un vero spettacolo. Ho seguito la gara, poi, a un tratto ho cercato di rientrare in albergo. Ero già dentro la stazione della metropolitana, qunado hanno fermato i treni e ci hanno buttati fuori. Non si capiva quello che stava accadendo. Il traffico era quasi in tilt. Non si trovavano taxi. Il cielo si è riempito di elicotteri. Io ho raggiunto il mio albergo. Ho preso i bagagli e sono andato verso l’aeroporto. Solo che non si trovava neanche un taxi. Così ho deciso di avviarmi a piedi. Sono dieci miglia, ma speravo di trovare un passaggio. E così è stato. A un semaforo ho fermato una macchina con due persone anziane che mi hanno portato verso l’aeroporto. Lì ho saputo quello che era successo. Erano sconvolti. Mi hanno spiegato delle bombe. Sono rimasto come impietrito. Pochi minuti dopo, mi ha chiamato Gianni Demadonna, il manager degli atleti professionisti, che mi ha chiesto se ero sano. Oltre a noi di Trento c’erano Rita Schirippa e Giancarlo Bortolotti. Poi c’era anche Carlo Alberto Chincarini di Villa Agnedo, con lui c’erano anche altre tre persone. Ma da quello che so nessuno ha avuto problemi».

Gianni Demadonna ieri pomeriggio era già nel suo ufficio di Trento. L’ex mezzofondista è diventato manager di atleti di punta e a Boston era presente con due ragazze, Sharon Cherope e Tirsi Seroe che si sono piazzate terza e quinta. Con loro c’erano anche l’allenatore Nicola Gabriele e l’altro allenatore Jerome Deen, tutti del team di Demadonna: «Io sono partito venerdì per Boston - spiega il manager - nella mia squadra in tutto eravamo sette persone. Io ho seguito la gara all’hotel Copley Plaza, che era anche il quartier generale dell’organizzazione e si trova a meno di 200 metri dal luogo in cui sono esplose le bombe. Quando sono arrivati gli atleti, ho deciso di andare all’aeroporto. Avevo l’aereo alle due del pomeriggio. Così ho deciso di ripartire subito. Per fortuna l’ho fatto, altrimenti sarei ancora lì. Visto che subito dopo l’esplosione hanno bloccato l’albergo e non hanno entrare né uscire nessuno. Io mi sono reso conto di quello che era accaduto già all’aeroporto. Subito dopo aver fatto il check in, ho visto le notizie sugli schermi dell’aeroporto. Così mi sono attaccato al telefono temendo che fosse accaduto qualcosa ai miei amici. Ho chiamato l’albergo e mi hanno detto delle esplosioni. Poi ho chiamato Pedrolli e mi ha detto che stava bene. Poi i telefoni hanno smesso di funzionare. Ho fatto in tempo a parlare con il mio allenatore che mi ha spiegato che nella zona dell’arrivo c’era il caos. Stamattina, quando sono arrivato a Trento ci ho parlato nuovamente. Lui con gli atleti tornerà domani (oggi ndr). Però sono stati avvertiti che dovranno essere in aeroporto con tre ore di anticipo sulla partenza perché ci saranno controlli molto accurati. Non solo. La polizia ha spiegato che vuol controllare tutte le fotografie e i filmati girati nella zona delle esplosioni. Sono alla ricerca di eventuali elementi che possano aiutare nelle indagini. Mi hanno anche detto che hanno trovato una bomba inesplosa sotto la tribuna degli ospiti. Poteva essere una strage. Sono veramente scioccato». A Boston è rimasto Luca Sandri, presidente dell’Us di Villa Agnedo: «Io e Francesco Bellini eravamo già arrivati. Altri due nostri amici, però, erano arrivati da pochi secondi ed erano a duecento metri dall’esplosione. Quando hanno sentito i due botti sono scappati».

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