Discarica, conto da oltre 1 milione 

Il caso Adige Bitumi. L’accertamento di Trentino Riscossioni dopo le indagini dei carabinieri del Noe: sono rifiuti e devono pagare l’eco tassa e la sanzione. Il Tar respinge il ricorso della società contro l’ordinanza del Comune di Mezzocorona che chiede di rimuovere parte della collina



Trento. E ora arriva anche Trentino Riscossioni. Che chiede ad Adige Bitumi di pagare quasi un milione e 200 mila euro (1.176.000 per la precisione) che rappresenta la somma fra il tributo dovuto, la sanzione e gli interessi. Il caso è quello della cava di Mezzocorona all’interno della quale - stando all’accusa che è stata mossa dalla procura in base agli accertamenti dei carabinieri del Noe - sarebbe stata creata una discarica. E se di discarica si tratta, allora bisogna pagare i relativi tributi.

Eco tassa

Si tratta, in particolare, del tributo speciale per il deposito in discarica e per le altre forme di smaltimento dei rifiuti solidi previsto dalla legge e che, calcoli di Trentino Riscossioni, comporta il pagamento di quasi 300 mila euro. Ai quali vanno sommate le sanzioni che ammontano a 880 mila euro. E gli interessi. Un conto pesante che, se pagato entra sessanta giorni, sarà ridotto ad un terzo. Restando la somma comunque superiore al mezzo milione.

L’indagine

L’avviso di accertamento di Trentino Riscossioni è “figlio” dell’indagine dei carabinieri del Noe che aveva portato al sopralluogo del 14 marzo dello scorso anno da parte dei carabinieri del nucleo operativo ecologico con un sequestro preventivo di porzioni della cava in località Casette. E fra queste anche quella che è stata definita un discarica di 130.000 metri cubi di rifiuti non pericolosi, prevalentemente fanghi (limi) provenienti da chiarificazione-decantazione delle acque di lavaggio di attività estrattiva. Indagine penale che non è ancora conclusa e che ha portato anche all’attivazione di Trentino Riscossioni con l’emissione dell’avviso di accertamento. Il punto di partenza dell’agenzia è che quello che è nata a Mezzocorona è una discarica abusiva e quindi la società è chiamata a pagare l’eco tassa non pagata e anche la relativa sanzione.

Il tribunale amministrativo

Ma non si è mossa solo Trentino Riscossioni. C’è anche il Comune di Mezzocorona che, dopo il sequestro del Noe, ha emesso un’ordinanza con la quale chiedeva ad Adige Bitumi «la caratterizzazione del materiale che costituisce il cumulo, la presentazione di un piano di gestione dei rifiuti di estrazione, la rimozione del materiale limoso per la parte che eccede la quantità autorizzata, la riprofilatura della parte restante del cumulo di limo». Un’ordinanza contro la quale Adige Bitumi ha presentato ricorso al Tar. E che il Tar ha respinto.

Una collina di 23 metri

Tornando ai fatti relativi all’ordinanza del Comune, il Tar, nella sentenza, spiega come «il primo motivo di doglianza, con cui viene contestata la natura di rifiuti attribuita al cumulo di limi, non merita apprezzamento. La lettura data dalla ricorrente al provvedimento impugnato non risulta corretta dato che la qualificazione di “rifiuto” attribuita al limo, discende anche dalle quantità di limo autorizzate, dalle modalità attuate di stoccaggio nonché dalla permanenza dell’accumulo». E si parla di una collina di rifiuti alta 23 metri. Ossia come una casa di otto piani. «I contenuti dell’ordinanza impugnata - prosegue la sentenza - si focalizzano, sul mancato rispetto del progetto esecutivo cava Casetta per quanto riguarda le quantità accumulate e la configurazione del cumulo realizzato. A fronte della previsione secondo progetto di una produzione annua di circa 8.000 metri cubi di limo sui quali effettuare il test di cessione una volta all’anno e la caratterizzazione ogni due anni nonché dell’impiego di 61.000 mc del medesimo per la costruzione del piano finale di ripristino e per la costruzione di tomo paramassi, il controllo ambientale eseguito dal Noe il 14 marzo 2019 ha, infatti, accertato la presenza presso la cava di un cumulo stimato in circa 130.000 mc». Per poi aggiungere: «L’accumulo in esubero di limo, negli anni non smaltito, recuperato o utilizzato (oltretutto né testato e né caratterizzato), rispetto al quale non sussiste una “certa ed autorizzata”, allo stato, possibilità e prospettiva di utilizzo (se non limitatamente ai 61.000 metri cubi da impiegarsi per la costruzione del piano finale di ripristino e per la costruzione di tomo paramassi), impedisce la configurabilità dell’accumulo di limo quale “sottoprodotto” riutilizzabile». E precisando: «Nella peculiare situazione emerge l’evidente volontà del produttore di “non riutilizzare” il materiale, che è rimasto fermo, senza ricircolo, con conseguente configurabilità di discarica dell’area coinvolta».













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