Dire «è un boss» non è diffamazione

Archiviata la denuncia contro Angelo Dalpez promossa dall’ex presidente della Fisi Morzenti: un’opinione e non un insulto



TRENTO. Parlare di «fedeli accoliti che servili sedevano alla tavola del boss» o ancora definirlo «despota», non è reato. Così ha deciso il giudice Carlo Ancona che ha disposto l’archiviazione della denuncia per diffamazione promossa da Giovanni Morzenti, ex presidente nazionale della Fisi contro Angelo Dalpez, presidente del comitato Fisi del Trentino. «La vicenda non mi ha mai preoccupato più di tanto - commenta Dalpez - sono giornalista, conosco i limite della diffamazione». Per chiarire la situazione, bisogna fare un passo indietro, al 2011 in periodo di elezione per gli organi nazionali della Fisi. Il clima è teso e il momento vissuto come cruciale. E come ogni campagna elettorale, i commenti e le sottolineature si sprecano. Ed è in questo contesto che si inserisce una lettera scritta da Angelo Dalpez (che oltre al suo ruolo in seno alla Fisi, è anche sindaco di Peio) e pubblicata su Fantaski forum. Con chiari giudizi - non positivi - sul lavoro fatto da Morzenti. Ma veniamo ai termini che sono stati oggetto della denuncia per diffamazione. Nella lettera si legge «noi non ci siamo mai inchinati al volere del "despota"», e ancora «la difficile, ambigua e perversa posizione dei vertici federali e dei fedeli accoliti che servili sedevano alla tavola del boss». Ma si tratta di diffamazione? Per il giudice Ancona no e il perché lo spiega nella sua ordinanza di archiviazione. «Il messaggio - argomenta - riferisce delle personali opinioni sulle caratteristiche a suo modo di vedere essenziali del modo di gestire il ruolo di presidente di un a federazione sportiva. Si tratta di opinione variamente declinata nei suoi significati e soprattutto nei suoi toni, ma certo chiara nel fatto che si tratta di opinioni e non certo di gratuiti insulti o di scorretta ricostruzione di fatti. Questo è chiaro ad ogni lettore che non verrà mai tratto in inganno fino ad indurlo a ritenere che Morzenti possa essere assimilato ad un tiranno da operetta o ad un capobastone di cosca mafiosa. Il contenuto delle frasi incriminate non assume alcun significato che abbia portata oggettivamente e intrinsecamente offensiva».

Insomma dare del boss in un preciso contesto non significa assimilare la persona ad un esponente della mafia, ma è una forma di critica che utilizzano figure retoriche che non possono essere considerate diffamatorie. Ma è così perché, come sottolinea Ancona, «dal contesto emerge chiaramente quale sia il senso che viene attribuito alle parole da chi le scrive».

Davanti alla denuncia di Morzenti c’era già stata la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, richiesta contro la quale l’ex presidente della Fisi aveva presentato opposizione. Ma anche per Ancona, alla fine, la strada da seguire è quella dell’archiviazione.

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