il processo

Diffamò Lorenzo Baratter, nuova batosta per Bezzi

La Corte d’appello di Trento ha confermato la condanna di primo grado ma ha portato il risarcimento per la parte offesa da 3mila e 8mila euro



TRENTO. Non è certo un bel periodo, questo, per Giacomo Bezzi. Dopo la richiesta di un suo rinvio a giudizio per presunte irregolarità nella raccolta delle firme a sostegno della lista di Forza Italia per le elezioni comunali del 10 maggio scorso, ieri sulla testa del consigliere azzurro è arrivata un'altra tegola. A lanciargliela è stata la Corte di appello di Trento che lo ha condannato a pagare un risarcimento di 8mila euro per diffamazione nei confronti del consigliere del Patt Lorenzo Baratter, oltre al pagamento di un'ammenda di 600. Tutt'altro che un buon risultato se si considera che, in primo grado, il risarcimento a Baratter era stato fissato in 3mila euro. Quella sentenza, però, non aveva soddisfatto Bezzi e i suoi legali che avevano deciso di presentare ricorso. Una scelta a cui, sull'altro fronte, il legale di Baratter, l'avvocato Nicola Canestrini, ha “risposto” con un appello incidentale con il quale ha chiesto un risarcimento più sostanzioso di quello stabilito in primo grado. E ieri mattina, il giudice Carmine Pagliuca ha confermato l'ammenda, aumentando però la cifra del risarcimento e condannando Bezzi anche al pagamento delle spese processuali. Bezzi, che era candidato presidente di Forza Trentino, aveva attaccato Baratter in un comunicato, accusandolo d'aver gestito male i 5 milioni stanziati dall'assessorato provinciale alla cultura per le commemorazioni della Prima guerra mondiale. Baratter non aveva affatto gradito, dopo aver rigettato le accuse al mittente, aveva querelato Bezzi e il candidato di Forza Trentino Luca Bazzanella che aveva firmato insieme a lui il comunicato ritenuto diffamatorio. Nel corso del dibattitimento, è emerso che Bazzanella non era a conoscenza dei contenuti del comunicato e per questo è uscito dal processo. Nel documento incriminato, Baratter era stato definito come un «campione di incarichi e raccomandazioni». Pesanti anche altri apprezzamenti: «Gli elettori devono sapere che nella veste di storico - del tutto sconosciuto a livello nazionale ma molto raccomandato a livello provinciale - ha utilizzato senza alcuna attenzione alle regole, più di 5 milioni di euro di soldi pubblici trentini ottenuti sotto forma di consulenze e di finanziamenti per iniziative "culturali" in gran parte propedeutiche e funzionali solo alla sua campagna elettorale, ma ben poco visibili e conosciute nelle istituzioni scolastiche e presso l'opinione pubblica». Durante il processo, Baratter ha dimostrato di non aver mai gestito quei soldi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano