il caso

Deloitte, inchiesta sulla maxi consulenza

La procura indaga sull’incarico da 7 milioni affidato da Trento Rise. Sequestri in Provincia. Già interrogate alcune persone


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Dopo tante polemiche, su Trento Rise e sulla maxiconsulenza da 7 milioni e 474 mila euro riconosciuta alla società Deloitte, la Procura di Trento ha aperto un’inchiesta. Le indagini sono partite a spron battuto da una settimana. Le coordina il procuratore della Repubblica Giuseppe Amato con l’aiuto delle sostitute Maria Colpani e Alessia Silvi. Già da alcuni giorni uomini della Guardia di Finanza di Trento e dei carabinieri hanno acquisito corposo materiale sia nella sede della Provincia che in quella di Trento Rise. Sono già stati sentiti alcuni funzionari sia di piazza Dante che del consorzio di diritto privato cui la Provincia ha delegato i temi legati all’innovazione e all’Ict. La maxiconsulenza era stata affidata a Deloitte per studiare la programmazione dei fondi europei per il periodo 2014/2020. Il titolo dato alla consulenza è quantomai fumoso, se si tiene conto del costo. Deloitte viene incaricata di realizzare “un progetto di ricerca orientata, ricerca e sviluppo (pre commercial procurement) su modelli organizzativi e di processo abilitanti al trasferimento tecnologico e all’applicazione di soluzioni innovative”. Solo che nel 2007 la programmazione di questi fondi la fece in proprio la Provincia senza spendere un euro. Questa volta si è deciso di affidarsi all’esterno, a Deloitte, e, curiosamente, si è deciso di non assegnare la consulenza direttamente, ma tramite Trento Rise, un Consorzio di diritto privato che si occupa di innovazione e nuove tecnologie. Il presidente della Provincia, dopo che il nostro giornale aveva sollevato il caso, così aveva spiegato la decisione: “Deloitte non fa la programmazione dei fondi, ma si occupa di andare a vedere come si possono utilizzare i fondi europei su tutta la pubblica amministrazione per fare anche riorganizzazione interna”. Quanto alla scelta di usare Trento Rise, Rossi aveva aggiunto: “C’è una parte di fondi comunitari che riguarda le smart cities dove è normalissimo che Trento Rise svolga un ruolo in quanto ha come mission l’innovazione”. L’inchiesta aperta dalla Procura prende spunto dalle interrogazioni in Consiglio provinciale sulla maxiconsulenza, ma soprattutto dall’addio polemico a Trento Rise da parte dell’ex segretario del consorzio Fernando Guarino. Nelle interrogazioni di Mattia Civico e Walter Viola si chiedevano lumi sulla gara vinta dalla Deloitte, una società che è sbarcata da pochi anni in Trentino, ma che si è già accaparrata appalti pubblici molto corposi. Il vicepresidente della giunta provinciale Alessandro Olivi nella risposta aveva spiegato che la gara era stata regolare e che, oltre alla Deloitte, aveva partecipato anche la Pno Nederlands che, però, non aveva tutti i requisiti e per questo era stata esclusa. Guarino nella sua polemica lettera di dimissioni era stato durissimo sostenendo che Trento Rise si muove secondo logiche opache e con scarsa trasparenza: “Ci sono poche informazioni disponibili, i bilanci sono difficilmente consultabili e le informazioni su come sono stati spesi i fondi assegnati sono scarse”.

Sui rapporti con Deloitte era stato ancora più duro: “Negli ultimi due anni ci si è protesi verso rapporti con le società di consulenza che nulla hanno a che fare con la ricerca. Non dimentichiamo che questa realtà è nata ai fini della corsa per l’Istituto europeo di tecnologia. L’ossessione per Deloitte e per le altre società di consulenza è solo una malattia, una deviazione dalla mission originaria di dimensione più utilitaristica. E’ una sconfitta per il sistema trentino”.

Guarino aveva aggiunto di aver chiesto chiarezza su “operazioni più o meno opache”. Adesso la sua denuncia ha trovato ascolto in Procura. Gli inquirenti hanno acquisito una corposa documentazione e proprio il fatto che l’inchiesta sia coordinata dal procuratore in persona e da due sue sostitute dimostra come il lavoro sia molto consistente













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