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Dellai avverte Rossi: «Più riservatezza nei rapporti con Renzi»

Il presidente della Commissione dei 12: «Trattativa, serve cautela. Ma non si ceda sul residuo fiscale». E ai parlamentari: «No minacce al governo»


Chiara Bert


TRENTO. «Ci vorrebbe un rapporto più prudente, più cautela nelle esternazioni e un uso parsimonioso delle minacce di ritorsione». A dispensare quello che lui definisce niente più che «un sommesso consiglio» ai protagonisti della trattativa finanziaria Stato-Province autonome, è il presidente della Commissione dei Dodici, nonché ex governatore trentino Lorenzo Dellai. Un consiglio che arriva all’indomani del brusco stop alla trattativa, dopo che l’incontro a Roma tra i presidenti delle Province di Trento e Bolzano, Ugo Rossi e Arno Kompatscher, e i rappresentanti del governo, il sottosegretario Gianclaudio Bressa e il capo di gabinetto del ministro Padoan, Roberto Garofoli, si è risolto con un secco no dei due governatori alla proposta dell’esecutivo: bocciato il criterio del «residuo fiscale», Roma ha chiesto a Trento e Bolzano di ritirare tutti i ricorsi pendenti alla Corte Costituzionale (valore 6 miliardi di euro) in cambio dell’impegno a non fare manovre aggiuntive a carico di Trento e Bolzano fino al 2017. Ma contemporaneamente il governo ha prospettato la richiesta di ulteriori accantonamenti come contributo al risanamento dei conti pubblici, senza per altro quantificarne l’entità.

«Irricevibile», è stata la reazione di Rossi e Kompatscher. E nella pattuglia dei parlamentari regionali c’è stato subito chi - come il deputato del Patt Mauro Ottobre - ha minacciato di ritirare il sostegno al governo. Lo stesso Kompatscher ieri ha insistito: «In ballo ci sono circa 6 miliardi. Noi abbiamo i ricorsi alla Corte costituzionale che abbiamo buone possibilità di vincere e abbiamo approvato l’ultima legge di stabilità con l'impegno di trovare una soluzione entro giugno. Se così non fosse, il problema da tecnico diventerebbe politico. Credo che il messaggio sia stato recepito a Roma». Sulla stessa linea il senatore Karl Zeller (Svp), reduce ieri da un pranzo con Renzi e i capigruppo: «Il mio gruppo lo scorso anno aveva votato turandosi il naso la legge di stabilità. Non mi farò prendere per il naso una seconda volta».

Ma Dellai avverte: «Dobbiamo essere consapevoli che i rapporti tra le nostre autonomie e Roma sono stati e saranno complicati. L’autonomia è una conquista quotidiana, siamo dentro un processo che non può essere compromesso quando un incontro con il governo va male». Anche perché, sottolinea l’ex governatore, «per il governo non è un momento facile, dopo la partenza sull’onda di un grande entusiasmo che oggi rischia di arrestarsi davanti alla mancata ripresa economica». Di qui il suggerimento a Rossi e Kompatscher: «Svolgano trattative riservate», «questo tipo di negoziazioni non si fa in streaming, se avessimo dato conto di tutti i passaggi, l’accordo di Milano (firmato da Dellai nel 2009 con l’allora ministro Calderoli, ndr) non ci sarebbe mai fatto. Ci sono momenti delicati, le altre Regioni guardano - avverte Dellai - c’è chi non aspetta altro che dire che il governo ha un occhio di riguardo per Trento e Bolzano». Meglio usare la discrezione, è il suggerimento, «puntando ad interloquire ai massimi livelli politici». Ovvero Palazzo Chigi. Ovvero Matteo Renzi.

Ma Dellai ne ha anche per chi in queste ore minaccia ritorsioni contro l’esecutivo. «Stiamo attenti a sparare con il cannone alle prime difficoltà. È ovvio che i parlamentari trentini non potranno mai votare provvedimenti che vanno contro l’autonomia, ma non si può minacciare un giorno sì e uno no di togliere la fiducia al governo. Responsabilità non significa cedimento, bisognerebbe avere un approccio più prudente, evitare di passare dagli abbracci alle minacce».

Il presidente della Commissione dei Dodici entra poi nel merito della trattativa finanziaria: «Occorre tenere la barra dritta sulla proposta originaria (che, non dimentichiamolo, fu elaborata quando Dellai era alla guida di Piazza Dante, ndr), un criterio oggettivo pluriennale per quantificare l’apporto di Trento e Bolzano alla finanza pubblica. Solo così - continua - le nostre Province eviteranno di essere considerate un bancomat da cui lo Stato può ritirare soldi quando vuole». E aggiunge: «Abbiamo proposto il criterio del «residuo fiscale» (la differenza tra il gettito erariale prodotto da un territorio e quanto lo Stato spende per quel territorio, ndr) per allinearci alla media delle regioni del Nord. Se in passato temevamo il no della burocrazia, oggi il problema è politico, del governo. Ma se il punto è che altre Regioni potrebbero rivendicare questo criterio, il governo lo applichi anche per gli altri, dando responsabilità ai territori. Su questo criterio oggettivo, di interesse reciproco, il Trentino e l’Alto Adige possono essere laboratorio». Infine una stoccata alla Lega: «Chi specula su questi temi è irresponsabile, l’autonomia riguarda tutti. Se oggi siamo a questo punto è anche per i problemi creati dai governi di cui la Lega ha fatto parte. Lo stesso Accordo di Milano fu un accordo difensivo perché il governo aveva voluto coinvolgere anche le autonomie speciali nella legge sul federalismo fiscale».

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