Dasindo, c’è l’arresto per omicidio

La braciolata per il compleanno di Paraschiv: «Perché rovinate la mia festa?»


di Luca Marognoli


TRENTO. «Perché mi rovinate la festa?». Questa la frase che - stando alle testimonianze raccolte dai carabinieri - avrebbe pronunciato Evghenii Paraschiv, 25 anni, poco prima di affondare il coltello da macellaio, uno di quelli che usava al lavoro, nell’addome di Nichita Nicolae, 22. Un colpo che - in base agli esiti dell’autopsia eseguita giovedì - ha trapassato il fegato dell’amico causandone la morte al Santa Chiara il giorno dopo la tragica festa di sabato sera nell’area picnic di Dasindo. La frase di Paraschiv, residente a Rovereto nella casa di un bulgaro, sarebbe stata rivolta alla vittima e a una terza persona, con la quale Niku (questo il soprannome di Nichita) stava avendo una discussione che si trascinava da gran parte della serata. La braciolata nel bosco era stata organizzata proprio per festeggiare il compleanno del macellaio, che ieri è stato raggiunto da una custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario firmata dal giudice Carlo Ancona su richiesta del pm Marco Gallina. L’uomo era già detenuto perché indiziato di ricettazione della Nissan Juke rubata pochi giorni prima che lui stesso avrebbe utilizzato per portare il ferito fino alla vicina strada provinciale, in cerca di aiuto.

Decisamente futili i motivi della lite fra i due moldavi: sembra che uno avesse versato del vino addosso all’altro. L’alterco sarebbe proseguito a più riprese tra il gazebo di legno sotto il quale erano seduti i partecipanti alla festa, 11 persone in tutto, e il prato adiacente, dove sarebbe avvenuto l’accoltellamento. Spazientito e alterato dall’alcol, vino e birra che quella sera sarebbero stati consumati in quantità da tutti, Paraschiv avrebbe deciso di intervenire con in mano il coltello. Impossibile dire se avesse l’intenzione di usarlo, ma il solo fatto di averlo brandito - ha spiegato ieri il colonnello Paolo Puntel, comandante del reparto operativo - presuppone che chi lo maneggia “metta in conto” l’ipotesi di poterlo usare (dolo eventuale). Ciò basterebbe a configurare la fattispecie di omicidio volontario, che lo stato di alterazione alcolica per la legge non vale ad attenuare, anzi ad aggravare.

Il comandante provinciale Maurizio Graziano si è complimentato per il lavoro svolto dai militari della Compagnia di Riva, guidata dal capitano Francesco Garzya. La versione iniziale dei presenti alla festa, volta ad accreditare l’autoferimento da parte della vittima, sarebbe stata ribaltata dal quadro emerso dalle intercettazioni telefoniche fra alcuni dei moldavi (nessuno di loro è indagato) e dalle loro dichiarazioni successive. Il coltello e anche il colpo inferto, per i carabinieri, sarebbero suffragati da testimonianze oculari.

«Sulla dinamica c'è grande confusione», dice l’avvocato Nicola Degaudenz. «Dagli atti emerge chiaramente che non vi è stata intenzionalità. Paraschiv resta in carcere perché il gip ritiene che vi sia pericolo di fuga e di inquinamento delle prove ma non di reiterazione del reato».

Il pm ha avanzato richiesta di incidente probatorio per sentire i testi prima che possano allontanarsi dal Trentino.

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