la guerra

Dall’Ucraina a Trento per essere curati: due bimbi ricoverati al Santa Chiara

Viaggio in ambulanza per i piccoli pazienti e per la loro madre. Presto potranno essere dimessi 



TRENTO. Sono scappati dall’Ucraina in guerra e il viaggio lo hanno fatto con l’ambulanza. Sono la mamma e i due bambini che ora sono stati accolti in ospedale a Trento e quando le condizioni sanitarie lo premetteranno saranno trasferiti in un appartamento.

L’assessore provinciale alla salute Stefania Segnana, accompagnata dal dirigente generale del Dipartimento salute e politiche sociali Giancarlo Ruscitti, si è recata nel reparto di Pediatria dell’ospedale S. Chiara di Trento. Accompagnata dal direttore dell’unità, dottor Massimo Soffiati, e dalla dottoressa Maria Bellizzi, ha fatto visita alla famiglia ucraina con due bambini, di 3 e 5 anni, accompagnati dalla madre, ricoverati in reparto per cure ed accertamenti di diversa natura.

L'equipe del Day Hospital pediatrico, responsabile la dottoressa Linda Meneghello, ha gestito la parte organizzativa sanitaria, in collaborazione con la Provincia, necessaria per il ricovero nel nostro ospedale.

“Ho voluto – spiega l’assessore – stringermi alla famiglia giunta in Trentino in cerca di cure adeguate per i bambini, per testimoniare la vicinanza delle istituzioni e della sanità trentina a chi sta affrontando la tragedia della guerra e chiede aiuto. La sanità e il sistema dell'accoglienza in Trentino stanno facendo la loro parte per aiutare queste persone”.

Le cure prestate hanno permesso al bambino con una patologia in atto di superare la fase più delicata. A breve dunque sono previste le dimissioni dal reparto dei due bambini, che però continueranno ad essere seguiti dalla sanità trentina. Loro e la loro mamma saranno accolti in un appartamento messo a disposizione dal sistema trentino dell’accoglienza, che sta affrontando l’emergenza ucraina.

La famiglia è giunta a Trento da alcuni giorni con un’ambulanza ucraina. Il viaggio è stato organizzato da una rete di collaborazione sanitaria che ha portato in Italia, per essere curati, anche un bambino ucraino a Verona ed uno a Bolzano.













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