Daldoss: «Io non mi  sento un traditore» 

L’ormai ex assessore, si è dimesso ieri, spiega la leadership del quarto polo: «Rossi? Non è un mio amico ed ha sempre ostacolato l’apertura ai civici»  


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Carlo Daldoss correrà da candidato presidente di un polo civico dai contorni ancora tutti da tracciare. Nessuno a Maso Franch ieri ha detto apertamente che sarà lui a farlo, con un incomprensibile pudore ma, insomma, sarà così: Daldoss si è dimesso dalla giunta provinciale nel primo pomeriggio dopo aver degustato con i suo mentori FrancescoValduga e Roberto Oss Emer un paio di canederlotti ai porcini all’ombra della vigna del Maso. Sferzante la risposta del presidente Ugo Rossi alla lettera di dimissioni del suo assessore: «Un ringraziamento a Carlo Daldoss per il servizio prestato a favore della comunità, in piena coerenza e condivisione delle linee programmatiche del governo di centrosinistra autonomista in carica». Ecco, il clima è questo; le sue deleghe sono state riassegnate nella quasi totalità a Rossi, catasto e fondiario vanno a Mauro Gilmozzi.

Daldoss si sente tranquillo? Sa che c’è chi la paragona, nientemeno, a quel Bruto che pugnalò alle spalle Giulio Cesare?

«Ugo Rossi non è mai stato un mio amico. E che ero intenzionato a dare vita ad un mio progetto glielo avevo già anticipato diverse volte. Lui lo aveva sempre bocciato in modo tranciante».

Non si sente un traditore, neanche un po’?

«Le ripeto e l’ho messo anche nella lettera di dimissioni dalla giunta provinciale che ho consegnato al presidente Rossi: gli sono grato per avermi chiamato nel 2013 e per avermi affidato l’incarico di assessore tecnico, ma l’amicizia è un’altra cosa. Non abbiamo un trascorso di questo tipo. Poi è più di un anno che gli dico che sto lavorando ad un progetto diverso. Lo sapeva. Con lui la rottura risale alla fine dello scorso anno».

Addirittura?

«Sì, sì. Eravamo in una saletta in Regione, ad un incontro pubblico. In quell’occasione erano presenti anche Valduga e Oss Emer. Io feci un intervento che prospettava l’apporto dei civici al mondo politico, sul valore aggiunto di aprire a chi ha contatti quotidiano con il territorio. Sa cosa è successo, subito dopo?».

No, ce lo dica lei.

«Rossi è salito sul palco e ha smontato la mia idea. L’ha liquidata. Parlando di coalizione, della solita triade Pd-Upt- Patt: da quella volta lì ho capito che avrei fatto un’altra strada».

E non vi siete più parlati, aldilà dell’ordinaria amministrazione?

«No. Ci siamo visti. A maggio, gli ho parlato per un’ora del progetto civico che stava venendo avanti. Mi ricordo bene che era un giovedì».

Come mai un ricordo così nitido?

«Perché il giorno dopo Rossi fece una pagina di intervista proprio sul suo giornale: di fatto era una sorta di chiusura politica, senza appello, a qualunque cosa diversa da un bis con l’attuale presidente. Ovvero con lui. Io divenni sempre più convinto che era giusto proseguire. Non ero invece tanto convinto della bontà dell’idea quando feci il sindaco. Ma lì fu un’altra storia».

Divaghiamo un attimo?

«Presto detto: un giorno venne da me Bruno Kessler e mi disse, siamo nel 1989, “Carlo devi candidarti a sindaco di Vermiglio, serve lo faccia tu….”. Io dissi “No, non è il caso….”. Non ci furono santi: l’anno successivo venni eletto sindaco di Vermiglio… non si poteva dire no a Kessler. Tra l’altro venne a mancare l’anno successivo».

Torniamo a Rossi.

«Sì, qualche ulteriore dubbio sulla sua visione politica lo ho avuto prima del 4 marzo. Continuava a dire che si sarebbe vinto dappertutto in Trentino. In pubblico ripeteva che sarebbe stato un cappotto, un 6-0 per il centrosinistra. Dimostrò anche in quel caso che aveva perso il contatto con la realtà…».

E lei, sia sincero, che pronostico aveva fatto?

«Io a marzo avevo azzardato un tre a tre».

Chi vedeva vincitori nella vostra coalizione?

«Credevo sinceramente ce l’avrebbero fatta Panizza e Franzoia a Trento e che sarebbe stato eletto Mellarini a Rovereto».

Alle provinciali c’è un altro banco di prova.

«Io, anzi noi (come avrà sentito durante la presentazione) non siamo contro nessuno, non abbiamo nemici. Diciamo che siamo alternativi alla destra, come quadro valoriale, e ai partiti che stanno assieme a Fugatti».

Come vi organizzate?

«Noi ad oggi abbiamo in animo di fare due liste nostre. Poi vedremo chi ci sta. Il discorso per il nostro polo civico territoriale è già molto ben avviato con diverse realtà. Lo ha detto bene Francesco Valduga: la nostra è una proposta trasversale, indirizzata a chi condivide la nostra visione di Trentino. Il sindaco di Rovereto ha ottenuto l’investitura con una proposta civica. Ha vinto senza dover ricorrere ad alleanze al secondo turno. Anche il nostro progetto ha tutte le possibilità di superare le difficoltà della legge elettorale»













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