Crisi e occupazione, in Trentino i disabili restano a casa

Disattese le «corsie preferenziali» previste dalla legge: 500 posti sono scoperti


Luca Petermaier


TRENTO. In un mondo del lavoro che affronta oggi uno dei periodi più bui degli ultimi decenni c'è chi sta peggio di tutti, molto peggio di chi già se la passa male: sono i lavoratori disabili. Una legge dello Stato prevede una serie di «corsie preferenziali» per l'inserimento nel mondo del lavoro, ma ad oggi - dati alla mano - i posti scoperti in Trentino sono ancora oltre 500. La legge 68 prevede una sorta di «obbligo occupazionale» dei disabili iscritti a delle speciali liste di collocamento a carico delle imprese che superano un certo numero di dipendenti, 15. In Trentino le imprese private soggette a questi obblighi di assunzione sono circa 1200, ma il 25% circa di queste sono risultate inadempienti nel 2009, presentando delle scoperture di lavoratori disabili. La somma non è irrilevante e il fenomeno dei lavoratori disabili «dimenticati» va legato ad un altro dato, quello del loro numero complessivo. L'ultima informazione disponibile in questo senso parla di posti scoperti per 530 unità nel corso del 2009. Un dato in aumento rispetto al passato e che è condizionato dalla crisi che ha colpito praticamente ogni settore produttivo. L'anno scorso, infatti, sono state una trentina le imprese esonerate dall'obbligo di assunzione dei disabili per aver avviato procedure di cassa integrazione, di mobilità, di contratti di solidarietà o infine di adesione al fondo di solidarietà da parte degli istituti di credito. Insomma, la crisi colpisce i lavoratori «normali» che perdono il posto o finiscono in cassa integrazione, ma colpisce ancora prima (e drammaticamente) i lavoratori disabili che perdono - a monte - la stessa possibilità di misurarsi con il mondo del lavoro. Rispondendo ad una interrogazione del consigliere del Partito Democratico Mattia Civico, il presidente Lorenzo Dellai ha fornito numeri precisi sul fenomeno dei lavoratori disabili in Trentino e su quanto l'Agenzia del lavoro sta facendo per il loro collocamento. Nel corso del 2009 si sono registrati 1.342 iscritti (di cui 868 maschi e 625 femmine) alle speciali liste dell'Agenzia. Di questi 1.251 erano immediatamente disponibili per un impiego, 61 occupati precari e una trentina occupati a tempo determinato. La Provincia - conferma Dellai - è in ordine con i numeri relativi all'occupazione dei disabili mentre le poche scoperture nel pubblico riguardano enti ministeriali. Anche l'università di Trento rispetta le disposizioni sulle assunzioni. Notizie meno positive arrivano dalle aziende private. Come detto, quelle che non rispettano gli obblighi di assunzione al 31 dicembre 2009 erano 270 per un totale di 530 unità scoperte. Una fetta consistente di posti di lavoro che sarebbero disponibili e che, invece, non vengono coperti. In qualche caso la colpa è dell'inerzia delle aziende, in altri dell'oggettiva difficoltà a collocare lavoratori che - per vari motivi, fisici o psichiatrici - non possono essere inseriti nel mondo del lavoro senza un preventivo percorso formativo. La tendenza di molte aziende, tuttavia, è quella di evitare il più possibile l'inserimento dei disabili e così all'Agenzia del lavoro si sta pensando di ricorrere alle maniere forti: anziché l'avviamento nominativo (che consente all'azienda di scegliere il disabile da collocare) si pensa di potenziare lo spauracchio del cosidetto «avviamento numerico»: è l'Agenzia del lavoro a fare un avviso pubblico, a stilare una graduatoria e infine scegliere il disabile che l'azienda dovrà poi assumere a tempo indeterminato.

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