«Così abbiamo vinto contro il tumore»

Trento. «Assumere la forma dell'acqua» per comprendere che la vita e la morte sono parti ineliminabili dell'esistenza. Senza «farsi duri come le pietre» nell'illusione che il dolore non ci tocchi mai....


Fabio Peterlongo


Trento. «Assumere la forma dell'acqua» per comprendere che la vita e la morte sono parti ineliminabili dell'esistenza. Senza «farsi duri come le pietre» nell'illusione che il dolore non ci tocchi mai. Sono concetti estremi che stonerebbero persino in bocca ad un adulto: ma pronunciati da ragazzi di 16 anni segnati dal cancro, suonano come verità troppo amare per essere accettate. Si è parlato di malattia, di speranza, di sconforto, nell'incontro dal titolo "In viaggio per guarire", proposto da Ail, che ieri all'Itt Buonarroti ha messo a confronto una platea di studenti e un gruppo di coetanei che hanno raccontato la loro lotta contro i tumori del sangue. Nella sala silenzio assoluto: solo l'attento ascolto di centinaia di adolescenti di fronte alle sofferenze di questi loro coetanei, studenti con mascherine sulla bocca per immedesimarsi in quello che i ragazzi malati hanno vissuto durante le terapie. Alcuni ce l'hanno fatta e ieri raccontavano la battaglia vinta. Altri, come Gabriele, giovanissimo appassionato di rap, si sono spenti. Nonostante gli sforzi, nonostante la canzone che "Gabro" aveva composto in cui dichiarava la sua incessante voglia di lottare. Qualche volta nemmeno la musica può salvare. Ma il racconto che si lascia agli altri può educare: «Donate il sangue e il midollo osseo, rappresentano la speranza di molti di poter vivere» ha invitato Anna Maria Berenzi, responsabile del progetto bresciano "Scuola in ospedale", che consente ai ragazzi malati di proseguire gli studi mentre sono ricoverati. «Lo copieremo e lo adatteremo al Trentino», ha annunciato Nicoletta Zanetti, del dipartimento all'istruzione della Provincia. È la 22enne Alessia a raccontare una delle storie più dure. Nel periodo delle superiori si è ammalata, perdendo tutti i capelli, restando schiacciata dagli sguardi della gente: «Quando dopo la chemio i medici dissero che potevo tornare a scuola, non aspettai nemmeno un giorno. Ma stavo ancora male, non avevo i capelli e non avevo forze. Tornare a scuola significava riappropriarmi della normalità. Ma a scuola ho incontrato indifferenza. Nessuno mi ha detto "bentornata"». Alessia ha lanciato un'accusa: «Anche il professore non mi chiese nemmeno come stessi, fece la sua lezione. Agli insegnanti dico: posso capire la paura dei coetanei, ma non posso accettare che un prof non prenda la situazione in mano. Ho cambiato scuola. Anche se siete dietro una cattedra, chiedete "come stai" agli studenti che soffrono». Teresa Aloisi, ematologa del S.Chiara, ha spiegato l’ importanza di donare sangue e midollo: «Grazie alla ricerca possiamo sconfiggere tumori che un tempo non lasciavano scampo. Ma è essenziale donare il midollo osseo: solo un familiare su 4 è compatibile con il malato e poter attingere alla lista dei donatori è spesso l'unica speranza».















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