l'intervista

Conzatti: «Dellai? Non è più il leader ma non lo accetta»

La segretaria attacca dopo il parlamentino: "Si sente già una ex segretaria? Assolutamente no. Non do per scontato l’esito dell’assemblea"



TRENTO. Donatella Conzatti, Dellai dice che l’assemblea del 4 ottobre dell’Upt voterà certamente il congresso. Si sente già una ex segretaria?

Assolutamente no. Non do per scontato l’esito dell’assemblea, mi auguro sia un bel dibattito, politico, perché l’Upt è uno strumento per il Trentino, non per noi stessi.

Il gruppo provinciale ha chiesto si andasse direttamente al congresso. Se l’aspettava?

Si sarebbe potuto evitare se ci fosse stata la volontà di ricucire da parte di tutti. Ma per mediare bisogna essere in due e quindi, se i toni restano quelli sentiti al parlamentino, un chiarimento è necessario e non si può fare in altro modo che con un congresso.

L’assemblea discuterà di linea politica. Qual è la linea della segreteria?

A livello trentino l’Upt ha una sua identità distinta da Pd e Patt, la nostra vocazione è coltivare l’area popolare guardando ai mondi civici e riaggregare chi era nella Margherita e nell’Upt e poi si è allontanato. Sul livello nazionale guardiamo con attenzione al Pd: oggi ha un approccio centralista ma le riforme possono essere l’occasione per rendere il progetto più appetibile.

Il dialogo con il Pd non è anche la linea del Cantiere?

A me infatti non sembra che sulla linea politica ci siano distanze così profonde. Ascolteremo in assemblea, in questo anno e mezzo abbiamo letto molto sui giornali ma non ci sono mai state proposte portate all’attenzione degli organi di partito. I parlamentari si sono visti pochissimo se non nei momenti topici quando c’era da mettere in discussione la segreteria.

Veniamo alla sfiducia di Dellai. Ha detto che il problema è la segretaria.

Non mi pare che i congressi si facciano sulla simpatia personale. La realtà è che fino alla nostra segreteria la leadership politica del partito è sempre stata di Dellai. Quando è andato a Roma, e non è più stato così. Noi abbiamo lavorato tantissimo per il partito sul territorio, forti di un’elezione democratica. Avremmo avuto bisogno di un mentore, gli abbiamo chiesto più volte di esserlo ma lui non ha voluto.

L’impressione è che ci fossero ormai due partiti...

È così. Gli attacchi sono stati costanti e la forza carismatica di un ex governatore è innegabile. Questo ha disorientato la base. Ma non si torna indietro.

Non pensa di aver pagato la sua inesperienza politica?

Può darsi. Ma noto dei parallelismi. Sia Upt che Pd due anni fa si sono affidati a due donne giovani per provare a sedare i conflitti interni. Ma le leadership femminili faticano perché la politica ha un modello di gestione maschile, prepotente e muscolare. Le donne si propongono in modo elaborativo e provano sempre a salvaguardare la sfera umana: questo è visto come una debolezza. Quando mi sono affacciata alla politica non immaginavo un mondo così scorretto.

Resterà comunque nell’Upt?

Dipende da cosa farà l’Upt: se resta un partito democratico non c’è ragione di demotivarsi. Se regredisse, farei altre scelte.

(ch.be.)













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