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Consulenze facili, dirigente condannato

Scalet dovrà pagare 10 mila euro. Ma la Corte dei Conti tira le orecchie alla giunta provinciale che ha firmato gli incarichi



TRENTO. Una condanna (dovrà pagare 10 mila euro) per Fabio Scalet, dirigente generale del dipartimento urbanistica e ambiente della Provincia, e una tirata d’orecchie alla giunta provinciale di allora per aver approvato e firmato i continui rinnovi degli incarichi ad un consulente. Così i giudici della Corte dei Conti chiamati a decidere su una serie di contratti di collaborazione al dottor Braito da parte della Provincia. Incarichi che - ha sottolineato il pubblico ministero - erano «per far fronte ad attività ordinaria dell’ufficio, in contrasto ai criteri di “temporaneità” e di “determinatezza”».

E ha contestato «la sussistenza dei presupposti necessari per ricorrere all’incarico esterno - si legge nella sentenza - rilevando che nel periodo in contestazione, erano presenti nella Provincia, mediamente 180 funzionari in possesso di laurea in giurisprudenza e che alcuni di questi erano già assegnati al servizio urbanistica». Il danno, secondo l’accusa, era di 70 mila euro ossia quanto pagato al consulente in virtù di tre contatti annuali nel 2009, nel 2010 e nel 2011.

La difesa di Scalet - che era a giudizio assieme ad un dirigente che nelle more del processo è venuto a mancare - si è basata anche sul concetto che gli incarichi di collaborazione conferiti fossero giustificati da «esigenze istituzionali» dovute al sovraccarico lavorativo del servizio urbanistica e che lui stesso aveva segnalato ai vertici provinciali la carenza di personale. Incarichi che hanno riguardato l’approvazione del nuovo Pup, il piano urbanistico provinciale, la riforma della disciplina urbanistica e la riforma istituzionale delle Comunità di valle.

Nell’arrivare alla decisione, i giudici contabili hanno sottolineato come ci sia «l’obbligo della Provincia di avvalersi, principalmente, per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali, del personale dipendente assegnato alle strutture organizzative». E analizzando il caso specifico hanno verificato che «i reiterati incarichi annuali di collaborazione nel periodo 2009-2011, seguiti senza soluzione di continuità ai precedenti incarichi del triennio 2006-2008, si manifestano palesemente illegittimi. Gli incarichi di collaborazione avrebbe dovuto essere affidati solo sul presupposto di esigenze di carattere istituzionale “specifiche, definite e temporanee”».

Ma non solo. La legge prevede che «qualora al termine dell’incarico fosse stato necessario affidarne un altro per il perseguimento delle medesime finalità, si sarebbe dovuto fare ricorso al meccanismo della rotazione». E comunque - sottolineano i giudici - ci sono un consistente numero di funzionari amministrativi in provincia adatti a svolgere le mansioni «esternalizzate».

Alla luce di tutto ciò si arriva alla condanna anche se - rispetto alla prospettazione dell’accusa - per il collegio, il contributo causale di Scalet deve essere ridimensionato. E così per i giudici ad avere «un preponderante rilievo causale sarebbe stata la condotta del dirigente deceduto e sussiste - scrivono nella sentenza - anche un contributo causale della giunta provinciale che competente in materia, ha assunto le delibere con le quali è stato rinnovato l’incarico annuale di collaborazione coordinata continuativa ed alle quali è seguita la stipula dei contratti». Alla fine l’unica condanna è quindi per Fabio Scalet che dovrà pagare 10 mila euro.













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