L’INCHIESTA

Consorzio indagato per le false mele bio

La Procura ipotizza anche che venissero venduti come trentini frutti di fuori provincia. Verifiche anche sugli anni scorsi



TRENTO. Una chiocciolina, di quelle che si usano per gli indirizzi mail, accanto ad alcuni nomi nella lista dei soci. Un simboletto apparentemente insignificante ha fatto partire l’inchiesta che sta scuotendo i vertici del Consorzio Valli Trentine che raggruppa la cooperativa Sft di Aldeno e altri sei produttori privati di mele. I finanzieri che stavano eseguendo una normale verifica si sono chiesti perché quel simbolo fosse stato apposto accanto solo a qualcuno dei soci. E alla fine, dopo mesi di accertamenti, si sono dati una risposta. Quella chiocciola, o at per chi vuole usare i termini più corretti, stava a indicare i conferitori non soci del Consorzio. Un modo per riconoscerli al volo senza che occhi indiscreti potessero capire.

Indagini sugli anni passati.Le fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria hanno sentito molti produttori di mele così hanno capito che molti dei conferitori sono stati inseriti nel novero dei soci anche a loro insaputa. E tutto per raggiungere la fatidica quota dei 20 milioni di valore della produzione. Quota che permette di ottenere il riconoscimento dalla Provincia di OP, sigla che sta per organizzazione di produttori. Un riconoscimento non simbolico, ma molto concreto, visto che permette di accedere ai contributi dell’Unione europea e della stessa Provincia. Contributi a fondo perduto che possono superare il 5 per cento del fatturato. Il pm Marco Gallina ipotizza il reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche anche per gli anni precedenti, quando Sft faceva parte del Consorzio La Trentina. L’ipotesi riguarda la sola Sft. La Procura sospetta che la cooperativa di Aldeno possa aver gonfiato il numero dei soci anche negli anni passati e, in questo modo, avrebbe ottenuto contributi non dovuti, dal momento che gli aiuti pubblici sono proporzionali alle mele conferite.

Gli indagati. Al momento gli indagati sono cinque. Oltre al presidente di Sft e di Valli Trentine Mauro Coser e al direttore Armando Paoli anche i produttori e mediatori privati Loris Odorizzi, Tiziano Moratti e Franco Waldner. La Finanza e la Procura non ipotizzano soltanto la truffa. Gli altri reati ipotizzati sono la frode in commercio, il falso ideologico e la vendita di prodotti con contrassegni mendaci. Ma tutte lem accuse sono da dimostrare.

False mele bio. Questi reati vengono ipotizzati perché si ritiene che la Sft e il Consorzio Valli Trentino abbiano venduto mele come biologiche, mentre in realtà non lo erano. Questo sospetto è sorto perché il Consorzio comprava mele definite bio da mediatori che le acquistavano da produttori che non avevano la relativa certificazione. Per questo viene ipotizzata la frode in commercio. Ma non finisce qui. Secondo gli inquirenti, il Consorzio acquistava mele da produttori anche fuori dal Trentino, ma l’ipotesi è che queste mele venissero commercializzate con il bollino che indicava il Trentino come territorio di provenienza. E’ per questo che viene ipotizzato il reato di vendita di prodotti con contrassegni mendaci. Nelle perquisizioni dell’altro ieri i finanzieri hanno sequestro copiosa documentazione, ma anche computer agende dei commercianti e dei vertici del Consorzio Valli Trentine. Adesso la documentazione verrà analizzata in maniera minuziosa così come i rapporti con i produttori.

(u.c.)













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