Consiglieri, la giunta abolisce le pensioni

La Regione non verserà più nulla, ognuno se le pagherà a proprie spese. E con i vitalizi d’oro restituiti sarà creato un fondo per il sociale


di Chiara Bert


TRENTO. Niente più vitalizi dalla Regione. Un fondo dove - i consiglieri ed ex consiglieri che lo vorranno - potranno versare le somme delle maxi-liquidazioni ricevute nelle scorse settimane e che hanno scatenato la bufera sui vitalizi. Quanto al passato, il capitolo più insidioso perché va a toccare i diritti acquisiti, sarà un esperto giuridico, il professor Luca Nogler dell’Università di Trento, a dire quali spazi esistano per interventi retroattivi, per recuperare il più possibile di quanto già versato. Sono le tre decisioni assunte ieri dalla giunta regionale presieduta da Ugo Rossi, nella sua prima seduta a una settimana dalla sua elezione in consiglio.

Seduta monopolizzata dal tema vitalizi, e non poteva essere altrimenti vista la pressione popolare che sta montando. Un’indignazione crescente, che ha messo fretta al nuovo esecutivo della Regione. Il presidente Rossi è uscito dalla riunione annunciando tre decisioni.

La prima riguarda il futuro, ovvero i consiglieri di oggi, e prevede che la Regione, a partire da questa legislatura, non eroghi più nessun vitalizio o trattamento pensionistico: i consiglieri regionali dovranno provvedere con la propria indennità (che resterà invariata, da questa legislatura è di 9.800 euro lordi, 5435 netti, più 700 euro di rimborso spese per l’esercizio del mandato e 750 euro per spese documentate) ai contributi per la propria pensione. L’ente Regione, che oggi versa il 24% dei contributi (l’8% è a carico del consigliere) non verserà più nulla. «Rimuoviamo un privilegio - spiega Rossi - e diciamo che i consiglieri sono come tutti gli altri lavoratori. Ricevono uno stipendio, che è un buon stipendio per chi ha responsabilità amministrative, e con questo si pagano la pensione».

La seconda decisione presa dalla giunta consiste nell’istituzione di un fondo destinato al welfare, sul bilancio regionale, dove i consiglieri ed ex consiglieri potranno versare-restituire le somme (o una parte di esse) che si sono visti liquidare in queste settimane - in base alla legge approvata nel 2012 - come prima tranche a titolo di riscatto di quanto sarebbe stato loro erogato in forma di vitalizio. In totale 22 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 31 milioni in questo momento vincolati nel fondo pensionistico Family, e che saranno sbloccati, e dunque versati ai consiglieri, a partire dal 2018. «Ad oggi- spiega il presidente del consiglio regionale Diego Moltrer - chi vuole trasferire alla Regione delle somme non lo può fare, con il fondo sarà possibile». E viste le prese di posizione degli ultimi giorni da parte di diversi consiglieri che hanno annunciato di voler restituire in tutto o in parte le maxi-liquidazioni (in Trentino Vincenzo Passerini e Paolo Tonelli, in Alto Adige Leitner e Mair dei Freiheitlichen, i Verdi Dello Sbarba, Heiss e Kury, Kasslatter Mur della Svp), il fondo ha il sapore della moral suasion. «Io mi auguro siano in molti - dice Rossi - e siccome contiamo di recuperare qualche somma dal passato come segno di buona volontà, abbiamo deciso di istituire un fondo le cui entrate saranno destinate al miglioramento del nostro welfare, alle politiche sociali e dell'assistenza», ha spiegato Rossi.

Per il passato la giunta si muove consapevole di camminare su un terreno minato. Per questo ieri ha deciso di affidare un incarico a Luca Nogler, ordinario di diritto del lavoro (che sarà codiuvato dall’amministrativista Giandomenico Falcon) per avere, entro un mese, un quadro giuridico che dica quali sono le possibilità di agire anche in maniera retroattiva sulle somme del passato e su quelle del fondo family che sono accantonate: «Useremo tutti i margini a disposizione, sapendo che sarà difficile ottenere tutto», ammette Rossi. Che sulle prossime mosse anticipa: «Proporremo un disegno di legge al consiglio regionale. Spetterà al presidente cercare una condivisione trasversale. Mi auguro ci sia, se così non fosse andremo avanti come maggioranza».

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