GIUSTIZIA

Condannato a pagare gli alimenti «a vita»

Un pensionato trentino dovrà versare 250 euro al mese per sempre alla sua ex anche se lei si era impegnata a lavorare e a non chiedere nulla



TRENTO. Non si ricorda se al momento del matrimonio qualcuno ha pronunciato la fatidica frase «finché morte non vi separi», ma sicuramente quella frase gli torna in mente ogni volta che stacca un assegno da 250 euro al mese alla sua ormai ex moglie. Il protagonista di questa triste storia è un neopensionato sessantenne di Trento. Per tutta la vita ha lavorato come impiegato. Si era sposato giovane con una donna che aveva cinque anni meno di lui. Come era frequente allora, lui lavorava e la moglie è rimasta a casa con i due figli che sono diventati grandi. Poi, quando ormai l’uomo aveva quasi 55 anni e la moglie cinquanta e i figli erano indipendenti, il matrimonio è entrato in crisi ed è naufragato. I due si sono separati e poi, alcuni anni dopo, sono arrivati al divorzio. Tutto in modo consensuale.

Nell’accordo di separazione raggiunto dai due coniugi era previsto un assegno di mantenimento da parte del marito che versava alla moglie 300 euro. Ma i coniugi di comune accordo avevano anche inserito un’altra clausola. Avevano previsto che il marito avrebbe continuato a versare gli alimenti solo fino al divorzio. Poi la donna avrebbe dovuto continuare a cavarsela da sola. Nella clausola era previsto, inoltre, che l’unico caso in cui la moglie poteva tornare a chiedere l’aiuto economico dell’ex marito era quello di una grave malattia. Così è passato qualche anno. Il marito ha pagato gli alimenti per un po’ anche dopo il divorzio, ma poi ha incontrato un nuovo amore e si è risposato. A quel punto, ha smesso di pagare gli alimenti, come previsto dall’accordo preso al momento della separazione.

A questo punto, però, la moglie non si è rassegnata a perdere quell’entrata sicura e ha fatto ricorso al Tribunale. La donna nel ricorso sosteneva che, superati ormai i 50 anni senza avere una precedente esperienza lavorativa, non poteva trovarsi un’occupazione che le garantisse la piena autonomia economica. La donna nel suo ricorso spiegava che non aveva potuto trovarsi un lavoro mentre era sposata perché doveva badare ai figli e che, poi, era diventata troppo vecchia. Ovviamente il marito ha resistito. Ne è nata una lunga battaglia giudiziaria. In primo grado il ricorso è stato respinto, ma poi la Corte d’appello ha dato ragione alla signora in forza di un generale principio solidaristico tra coniugi. La Corte ha riconosciuto così il diritto della donna a un assegno mensile di 250 euro fino a che non avrà indipendenza economica, anche per sempre.













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