Con Alpentrio gran finale al Dolomiti Ski Jazz

Dieci giorni di festival tra piste, rifugi e teatri


Giuseppe Segala


CAVALESE. Una giornata di sole radioso e neve splendida ha salutato l'ultimo concerto di Dolomiti Ski Jazz, ieri alla Baita Caserina dello Ski Center Latemar. Ai bordi delle piste gremite di Pampeago, l'Alpentrio del sassofonista austriaco Florian Bramböck ha dato il commiato alla quattordicesima edizione della rassegna con un concerto ricco di energia e di verve, ospitando per qualche brano Helga Plankensteiner alla voce. Nel corso delle dieci giornate di programmazione, il tempo quest'anno non è stato dei migliori: neve e pioggia anche in alta quota hanno costretto alcuni concerti meridiani al chiuso dei rifugi e in altre occasioni hanno messo a dura prova i musicisti, come nel caso del quintetto Fifth Side, con la Plankensteiner al sax baritono, Ilona Damiecka alla tastiera e Francesca Bertazzo Hart alla chitarra. Sabato scorso, alla Baita Gardoné, il gruppo ha potuto mostrare solo in parte la propria pregevole proposta, caratterizzata dallo swingante impasto di tre voci femminili.
Nonostante le condizioni avverse del tempo, il direttore artistico Enrico Tommasini è soddisfatto dei risultati musicali: "La mia intenzione di presentare una varietà di stili e approcci significativi nel jazz di oggi ha funzionato. Siamo passati dalla tradizione vocale di una splendida interprete, come Shawnn Monteiro, all'intelligente solo pianistico di Riccardo Zegna, dedicato a Monk, alla proposta di due giovani esponenti della nuova scena statunitense, il chitarrista Jonathan Kreisberg e il sassofonista di origine iberica Javier Vercher. Abbiamo dato spazio a nomi poco conosciuti, ma meritevoli di attenzione, come Zegna e lo straordinario cantante Ola Onabule. L'incontro inedito di Pietro Tonolo con Joe Chambers e Jorge Rossy ha mostrato un volto di autentica progettualità del jazz contemporaneo. Nel corso della rassegna, il nostro pubblico ha potuto conoscere molti aspetti del jazz di oggi, e nelle proposte in quota abbiamo dato sempre più spazio ad artisti di alto livello, come Florian Bramböck, Bruno Marini, Barbara Casini, Sandro Gibellini, e a giovani di talento, come Matteo Turella e Claudio Chiara".
Per quanto riguarda le proposte nuove del festival, i due giovani musicisti provenienti dalla scena americana hanno evidenziato approcci diversi: Jonathan Kreisberg si colloca sulla scia dei chitarristi che privilegiano il fraseggio fluido, l'agile ginnastica sulle scale musicali. Il suo gioco, brillante e salutato da calorosi applausi del pubblico, è stato però spesso ripetitivo.
Il sassofonista tenore Javier Vercher ha mostrato un approccio più articolato ed espressivo, con alcune belle composizioni originali e un timbro strumentale ricco e profondo. Nel suo quartetto, oltre a due eccellenti solisti italiani come Matteo Alfonso e Lorenzo Conte, spiccava il giovanissimo batterista Cory Cox. Una sorpresa assoluta ha rappresentato il concerto dell'inglese di origine nigeriana Ola Onabule, voce di grande carattere, estroversa e trascinante.

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