commercio

«Chiusi a Pasquetta, ma le domeniche non si toccano»

Morelli (Shop Center) scettico sull’idea di tornare indietro: «E’ il giorno in cui si lavora di più, accordo impossibile»


di Andrea Selva


TRENTO. Aperto 359 giorni all'anno, da sempre in anticipo sul fronte delle aperture domenicali, lo Shop Center di Pergine il giorno di Pasquetta resterà chiuso.

Direttore Marco Morelli, la vostra è una retromarcia sui festivi?

Ma no, abbiamo sempre tenuto aperto quando possibile (a parte alcuni giorni che giudichiamo intoccabili) ma su Pasquetta abbiamo fatto un ragionamento diverso, considerando che per i lavoratori è importante stare a casa due giorni di fila. Abbiamo fatto un'eccezione solo nel 2009. Lo stesso ragionamento che facciamo per Natale e Santo Stefano. E mi faccia aggiungere una cosa: siamo tra le poche grandi realtà commerciali ad avere ancora la mezza giornata di riposo settimanale.

Un ragionamento del genere si potrebbe fare anche per le domeniche su cui - come abbiamo scritto ieri - ci sarebbe una frenata?

No. La domenica – dati alla mano – è il giorno in cui lavoriamo di più. Nel nostro caso abbiamo giocato d'anticipo rispetto alla concorrenza, grazie alla normative che prevedevano per il Comune di Pergine, comune turistico, la possibilità di aprire la domenica quando per altri (parlo anche della Grande Mela, di Affi) non era possibile. La gente si è abituata a considerare aperto il nostro centro commerciale: una situazione di cui abbiamo tratto vantaggio anche dopo la liberalizzazione.

I sindacati propongono un accordo tra i grandi soggetti per garantire alcune chiusure festive nel corso dell'anno. Una proposta che periodicamente torna d'attualità, ma che finora non si è mai concretizzata. Lei che ne pensa?

Non ci credo. Penso che l'unica risposta possibile sia – eventualmente – quella normativa. Un tavolo tra operatori sarebbe troppo affollato: ci vorrebbe come minimo un accordo provinciale, ma mi immagino che i colleghi di Rovereto guarderebbero più a sud, come minimo ad Affi. E poi sarebbe sufficiente il mancato accordo di un solo attore per fare saltare tutto. Quindi se c'è una norma va bene per tutti, ma se si tratta di un semplice atto di buona volontà non credo sia possibile arrivare ad una conclusione.

Quali sono i giorni che lei definisce intoccabili?

Natale, Capodanno, Pasqua, Pasquetta, Santo Stefano e Ferragosto.

Ma perché il Primo Maggio si dovrebbe lavorare per stare invece a casa a Ferragosto?

Qui il ragionamento è commerciale: l'apertura di Ferragosto, conti alla mano, non ha senso mentre l'esperienza del Primo Maggio è diversa. Alla fine noi siamo aperti 359 giorni all'anno.

Per lei la domenica è il giorno più interessante. Vale per tutti?

Conosco colleghi che gestiscono centri commerciali in Veneto e Lombardia che fanno fatica a lavorare la domenica, semplicemente perché prima erano chiusi. Per quanto ci riguarda abbiamo perso qualcosa rispetto ai tempi in cui eravamo gli unici, ma dal 2012-2013 ci siamo stabilizzati: l'apertura domenicale per la nostra realtà pesa di più rispetto ad altri centri commerciali che conosco in Veneto. In ogni caso l'apertura domenicale ormai non può essere più in discussione. Proprio la domenica – un paio di volte al mese – organizziamo eventi e iniziative importanti di animazione per il nostro centro commerciale.

Vi siete sostituiti alla piazza.

Sono vent'anni che sento questa storia, ma non sono d'accordo: la gente viene perché è interessata all'aspetto commerciale. Lo dimostrano i tempi di permanenza che sono di 50 minuti, massimo un'ora.

I sindacati sostengono la necessità di una “tregua domenicale”.

Il vero nodo è quello del rispetto delle regole, che voglio dare per scontato. Con la possibilità quindi di recuperare il riposo durante la settimana. Come ho detto penso che sia solo una questione di norme, ma penso anche che sia importante il rispetto per le scelte delle persone e delle famiglie che scelgono (in libertà) di fare la spesa la domenica.













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