valsugana

Chiede soldi per la bara della figlia e truffa anziana

Un 29enne serbo a processo: in soli tre giorni era riuscito a farsi consegnare 1800 euro da una novantenne valsuganotta. Ma è caduto in trappola


di Luca Marognoli


TRENTO. Spillare denaro agli anziani con scuse più o meno fantasiose è uno “sport” purtroppo sempre di moda. Ma se non sono pochi ormai a praticarlo, c’è chi ha affinato doti di spregiudicatezza e cinismo tali da poter essere definito un vero e proprio campione nella disciplina. Come il 29enne serbo che ieri è andato a giudizio con l’accusa di truffa ai danni di una novantenne residente in Valsugana. L’anziana è stata sottoposta ad una pressione psicologica tale da spingerla a sganciargli 1805 euro nel giro di 72 ore.

Il presunto truffatore (l’udienza è stata rinviata ad altra data) infatti ha bussato a casa sua per ben tre volte in tre giorni. È la motivazione addotta però, più che la frequenza martellante delle visite, ad avere spinto la novantenne a capitolare: dopo essersi detto bisognoso e ammalato, infatti, l’individuo ha asserito di avere perso da poco la figlioletta di tre anni e di non avere i soldi per comprare una bara e i fiori per adornarla. Colpita (nei sentimenti) e affondata: l’anziana si è detta commossa dalla disgrazia e dalla situazione in cui versava il padre di famiglia e gli ha consegnato 450 euro sull’unghia. Gli ha solo chiesto di firmargli un pezzo di carta per ricevuta e lui lo ha fatto, apponendo in calce, però, un nome falso.

Vista la facilità con la quale è riuscito ad ottenere i soldi, l’individuo si è presento all’incasso anche il giorno successivo, ottenendo 850 euro per farsi assegnare il terreno per la sepoltura, e quello dopo ancora, uscendo dall’abitazione della signora con altri 505 euro per comperare la tomba. Anche in queste due occasioni la novantenne si è accontentata di farsi firmare altrettante ricevute.

Il serbo (che la donna era convinta, fra l’altro, trattarsi di un croato) si è presentato anche il quarto giorno, forse però nel momento sbagliato perché la novantenne stava finendo di mangiare: questa volta però lei non gli ha aperto, visto che lui non aveva i soldi da restituirle; si è allontanato ma è tornato più tardi per dirle che le aveva accreditato l’intera somma dovuta (1805 euro) sul suo conto e le ha chiesto persino 7 euro per fare la spesa, che però l’anziana non aveva.

Finalmente la novantenne si è insospettita e rivolta ai carabinieri. Che hanno fatto scattare la trappola. L’uomo non si è fatto vedere per qualche giorno ma poi è tornato a bussare alla porta dell’anziana. I militari lo hanno fermato poco dopo, con tanto di inseguimento a sirene spiegate, mentre tentava di fuggire a bordo della sua auto.













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