Cerimonia per le camicie nere

Provocazione dell'estrema destra il 28 ottobre in Costa Violina



ROVERETO. I precedenti non mancano. Ma stavolta modi e toni sono tali che il «rischio» di essere prevenuti, nel leggere come una provocazione deliberata quello che in realtà è un candido intento, pare molto modesto. Fiamma Tricolore, La Destra e Coordinamento trentino area nazionale hanno organizzato per il 28 ottobre la «Commemorazione delle camicie nere». Ovviamente a Rovereto, città dell'Ossario ma anche degli anarchici.

In città non se ne sa ancora nulla, ma è iniziato il tam tam in rete per «convocare» all'evento il mondo della destra estrema. Il formato è quello di un volantino, dove sotto il titolo «commemorazione camicie nere», ad aiutare chi facesse fatica a capire di cosa si parla campeggia una foto di gerarchi in rivista di un reparto schierato. Ovviamente tutti in orbace e con una selva di braccia (destre) alzate e tese nel saluto romano.

Il ritrovo, si legge, avverrà nel parcheggio dell'Ossario alle 19. Da lì «ci si sposterà sul sentiero con delle fiaccole, fino al raggiungimento del luogo delle lapidi che ricordano due camicie nere. Sarà apposta una corona con rispettivo minuto di silenzio». Per completezza di informazione i due caduti che si commemoreranno sono Antonio Nuzzo e Francesco Di Benedetto. Caduti rispettivamente in Spagna (campagna militare a fianco dei franchisti) e in Etiopia (guerra coloniale), nel 1937 e 1936. Lo stesso anno della morte ad entrambi veniva conferita la medaglia d'oro al valor militare per l'eroismo dimostrato nei combattimenti loro fatali.

Era un'epoca in cui c'era bisogno di eroi. Sono ricordati assieme ad altre centinaia di medaglie d'oro in costa Violina ed è pacifico che sia così. Così come nel vicino ossario giacciono i resti di caduti di decine di etnie diverse, nemici e alleati. E tutti assieme vengono commemorati ogni anno nella cerimonia per i caduti di tutti le guerre, seguendo l'orientamento scevro da letture politiche o nazionaliste che da tempo ormai si dà a quella cerimonia.

In questo contesto, commemorare le «camicie nere» che senso ha? Hanno già la loro cerimonia, assieme agli altri. In un quadro pacificato che non pretende più di distinguere tra morti buoni e cattivi. Rimetterlo in discussione significa riaprire quella antistorica discussione. Condannare allo sfregio notturno le lapidi delle due camicie nere e gettare benzina sulla già tesa situazione roveretana. Strumentalizzando due poveri cristi.













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