Centro medico, Loris Moar condannato

Quattro mesi al dirigente comunale e la struttura è stata confiscata: sarà consegnata all’amministrazione di Pergine


di Roberto Gerola


PERGINE. Quattro mesi di condanna e la confisca del centro medico di San Cristoforo. È finita così nel primo pomeriggio di ieri la prima parte della vicenda giudiziaria che vedeva imputato Loris Moar (ex dirigente dell’ufficio urbanistica ed edilizia del comune di Pergine, ora alla direzione mobilità, tutela ambiente e risparmio energetico e sindaco di Palù del Fersina) con l’accusa di abuso d’ufficio. Prima parte perché l’avvocato difensore Luca Pontali annuncia già ricorso.

La vicenda è quella nota legata alla costruzione del palazzo che ospita a San Cristoforo uno studio dentistico privato. Una vicenda molto lunga iniziata nel 2008 quando la giunta comunale aveva dato il via libera alla realizzazione del centro medico privato. Poi era arrivato lo stop da parte della Provincia che aveva espresso parere negativo e le opposizioni («Alternativa», «Civica» e la Lega) avevano presentato una mozione per chiedere di annullare la licenza che aveva dato l’ok ai lavori. Mozione bocciata ma questo non aveva placato le polemiche. C'era stato un esposto al Servizio urbanistica e tutela del paesaggio e quindi segnalazione alla procura della Repubblica. La Provincia però non aveva ravvisato profili di illegittimità tali da disporre l'annullamento della concessione edilizia, non fornendo per altro direttamente alcuna motivazione. E alla fine il cantiere era partito. Ma era partita anche l’indagine del sostituto procuratore Maria Colpani con il primo colpo di scena nell’agosto del 2012, ossia il sequestro del centro. La ragione del provvedimento è la stessa che ha poi portato alla condanna di Moar: il dubbio che la licenza edilizia non sia legittima. In mezzo c’era stato anche un parziale dissequestro finalizzato a dare la possibilità alla ditta di mettere in sicurezza lo stabile e anche di raddrizzarlo visto la platea realizzata come fondamenta, su cui è poi stato costruito l'edificio, era calata più del previsto e in maniera non uniforme. Il peso dell'edificio era stato distribuito sulla platea, ma il terreno paludoso non ha retto come previsto. Da qui la necessità di rimettere in piano la platea.

Arriviamo così a ieri con la condanna a quattro mesi - decisa dal giudice Ancona nell’abbreviato - a carico di Moar per abuso d’ufficio. Proscioglimento invece per l’abuso edilizio che è stato estinto con l’oblazione (6.200 euro è quanto ha pagato), la stessa strada che era stata scelta dal costruttore del centro, Pallaoro. Non solo: l’intero centro è stato confiscato e sarà consegnato al Comune.

Ma dove stava l’illegittimità della licenza edilizia in questione? Per la procura in quell’area si poteva edificare solo per destinazione a servizio sanitario pubblico di base. E non si poteva quindi permettere la costruzione di edifici che per quanto riferiti all’ambito sanitario, erano di carattere privato. Come detto la difesa di Moar - che in caso di condanna definitiva rischia il licenziamento - ha già annunciato appello.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano