Centro Bruno, i «vicini» già sul piede di guerra

Inquieta l’arrivo dei container davanti allo stabile: «Un cantiere senza regole» Chiesto l’intervento dell’ispettorato del lavoro. Via alla raccolta di firme


di Luca Marognoli


TRENTO. Il “benvenuto” al centro sociale Bruno lo hanno dato loro, i futuri vicini di casa. All'indomani dell'annuncio dei ragazzi del Cso (“Abbiamo ottenuto l'assegnazione di uno stabile in via Brescia dove riprodurre le modalità di autogestione che ci hanno sempre caratterizzato”, recitava una nota), alcuni residenti nella palazzina di fronte hanno messo su un gazebo di protesta, per raccogliere firme contro l'insediamento. Una ventina i presenti, compresi la consigliera provinciale Franca Penasa del Team Autonomie, Giacomo Bezzi, Claudia Povoli e altri militanti di Forza Italia chiamati da Alberto Rigo, ex sindaco di Peio titolare di una ditta di consulenza aziendale che ha sede nella palazzina. «Non è in discussione il chiedere spazi, ma il metodo e la mancanza di confronto con la comunità», protesta Bezzi. «Ho letto su internet che loro rivendicano la legittimità dell'occupazione e ora l'ente pubblico avalla la deregulation delle norme».

Nella notte davanti allo stabile destinato al centro sociale sono comparsi due grandi container, che il vicinato ha interpretato come un segnale dell'avvio del cantiere per la sistemazione dell'immobile. «Guardate lì: un cartello scritto a mano sul muro chiede di “non parcheggiare causa lavori”. É questa la concessione che gli hanno dato...», ironizza Rigo. «Non è indicata neppure la direzione lavori: nessuno sa cosa fanno e, soprattutto, chi paga. Ma lunedì mattina, passato il Ferragosto, mando una raccomandata all'ispettorato del lavoro». Penasa non ha intenzione di aspettare così a lungo. Si arrampica sulla staccionata e fotografa i container, poi salta giù e chiama l'ispettorato: «Qui non ci sono cartelli né recinzioni», esclama al cellulare con tono perentorio. «Mi chiedo se le norme siano improvvisamente cambiate... Cosa voglio? Denunciare un cantiere abusivo: mandate qualcuno subito». Davanti ai giornalisti l'ex sindaco di Rabbi ne ha per tutti: «Come si può trasferire un centro sociale da un momento all’altro? I cittadini hanno diritto di vedere un piano regolatore, di fare le loro osservazioni e di presentare eventuali ricorsi. Per i cittadini normali le regole ci sono, non per Bruno. Sappiamo che il figlio dell'attuale presidente della Provincia lo frequenta, mentre Zappini ha avuto un incarico di qualche migliaio di euro per il merito di farne parte...».

Arriva un'auto civetta della questura. «Nello stabile entrano gli extracomunitari», spiega un agente in borghese. «Usano una scala di legno (la mostra: è ancora appoggiata sotto un albero) per raggiungere le finestre ed entrare. Siamo d’accordo che il 20 verranno a murarle. I container? Non posso dirlo con certezza ma solo ipotizzare che verranno usati per svuotare tutta l’immondizia che c’è all’interno». Ma la protesta non si placa. Renata Ricotti, nonostante l’età non più da ragazzina, è la più combattiva: «Sono venuta ad abitare qui l’anno in cui scese l’orso a Piedicastello, ma mi preoccupa di più questo, l’orso Bruno». Il centro sociale, per la verità, promette di portare iniziative aperte a tutti, dalla ginnastica agli appuntamenti culturali fino alle merende... «Sì, dal cineforum alla droga, alla birra, alla musica a go-go fino alle 5 di mattina», ribatte pronta la signora. «Siamo nel quartiere più antico di Trento e vengono a fare queste porcate».

Claudia Povoli, responsabile della segreteria di Forza Italia, alle cene del Cso non andrà mai: «Perché? Se entro con la medaglia del Silvio mi danno una pedata: sono molto politicizzati. Comunque voglio vedere se fanno lo scontrino fiscale delle cene e se hanno le autorizzazioni per la somministrazione». Il marito, Walter Marchelli, consigliere a Villazzano, attacca l’ente pubblico: «Investe migliaia di euro qui e intanto taglia i fondi alle associazioni che lavorano sul territorio». Claudio Villotti, esponente del Team Autonomie a Palazzo Thun, rincara la dose: «Io al Bruno ci sono stato e ho visto casino, sporcizia, di tutto di più e il bar, dove non viene fatto nessun controllo. Spiegatemi perché questa gente qua può e i comuni cittadini no».

C’è anche Viviana Inchiostri, consigliera a Povo: «Porteranno iniziative? Nelle circoscrizioni ci sono già le associazioni. Ed è una cosa legale e ben fatta. Questa qui è un’alienazione».

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