Centri commerciali, liberi tutti

Cancellate le limitazioni, ora gli unici vincoli per aprire negozi anche di grandi dimensioni saranno quelli urbanistici


di Robert Tosin


TRENTO. Commercio, liberi tutti. La giunta provinciale ha pronto un disegno di legge - che arriverà in aula probabilmente a settembre - che cancella tutti i limiti di contingentamento. Detto in parole povere, i centri commerciali potranno spuntare ovunque, teoricamente anche in pieno centro storico. La nuova rivoluzione nel settore è in buona parte dovuta ai problemi “giuridici” della legge sul commercio varata da Olivi nel 2010. Le limitazioni di aree, misure e collocazioni avevano fatto storcere il naso al governo, che invece - rispettando le indicazioni europee - pretende la massima liberalizzazione del settore per non incorrere negli strali del garante della concorrenza. Per evitare dunque l’impugnativa, l’assessore Olivi ha voluto almeno indirizzare la liberalizzazione, anche se obiettivamente incide fortemente sull’equilibrio della precedente legge.

La prima novità riguarda i centri storici: qui non ci sarà alcun tipo di limitazione se non quelle imposte dal piano regolatore comunale. Già deregolamentati gli esercizi di vicinato, ora le dimensioni non conteranno più nulla per chi volesse aprire un negozio (o pure un centro commerciale) in pieno centro storico utilizzando immobili già esistenti.

Cancellati anche i paletti per le grandi superfici al di fuori dei centri storici: non vi sarà più una dotazione fissata dalla Provincia e distribuita alle comunità di valle e non vi saranno più nemmeno soglie dimensionali: sotto i 10 mila metri deciderà la Comunità di valle in base a parametri ambientali e urbanistici, sopra i 10 mila ci penserà la Provincia. Cambiano, infine, anche i parametri per definire le strutture medie che fino ad oggi la Provincia aveva tenuto notevolmente sotto i riferimenti nazionali. Ora il quadro è stato semplificato dividendo gli esercizi al di sotto e al di sopra della soglia degli 800 metri quadri, comunque più bassa di quella nazionale. Nei comuni con più di 10 mila abitanti la soglia si alza a 1.500 metri quadrati. «Sarà centrale - commenta l’assessore Alessandro Olivi - il ruolo dei soggetti territoriali, Comuni e Comunità di valle. Ai Comuni viene tra l’altro affidato, in assenza di contingenti provinciali, un ruolo decisivo per quanto riguarda la pianificazione delle strutture di vendita che, per la loro dimensione, non producono effetti sui comuni circostanti; si tratta in particolare degli esercizi di vicinato e delle strutture di medie dimensioni».

Secondo l’assessore, questa modifica sostanziale dovrebbe mettere al riparo la legge sul commercio da eventuali ricorsi da parte del governo perché rispetta maggiormente i dettami europei (e nazionali) sulla liberalizzazione. Diverso è invece il tema che riguarda gli orari e il “limite” delle aperture. «Su questo aspetto teniamo duro - spiega l’assessore - ma non credo che da questo punto di vista ci possano essere problemi». Qualche preoccupazione, pur dissimulata dall’assessore, c’è nel momento in cui si dà assoluta libertà di apertura anche di grandi superfici. «E’ evidente - anticipa Olivi - che ora sarà importante lavorare bene con la regolamentazione urbanistica e paesaggistica. Avrà predominanza l’aspetto qualitativo e di sostenibilità, per questo Comuni e Comunità sono molto responsabilizzati attraverso gli strumenti urbanistici».

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