IL CASO PUNTI NASCITA

Cavalese perde già uno dei due pediatri

Non ha avuto l’ok della sua azienda sanitaria per venire in Trentino. Il consiglio: «La Provincia chieda nuovi standard»


TRENTO


TRENTO. Eravamo arrivati a due sui sei pediatri necessari per garantire l’apertura del punto nascita di Cavalese, ma improvvisamente la contabilità riparte da uno: il dottor Ugo Priora, dell’ospedale di Alba in Piemonte, aveva partecipato al bando per la mobilità interregionale ed era pronto a trasferirsi in val di Fiemme, ma è stato stoppato dalla sua Azienda sanitaria che non gli ha rilasciato l’autorizzazione, preoccupata a sua volta di tenersi i pediatri che oggi valgono oro in tutta Italia. «Capisco i colleghi, io farei lo stesso», ammette il direttore dell’Azienda sanitaria trentina Paolo Bordon. «Ora è uscito un nuovo bando, ma non mi aspetto molto...». Resta il pediatra che ha vinto il secondo concorso, Marco Benigni (lo intervistiamo qui a fianco).

Intanto ieri il consiglio provinciale ha approvato con 27 voti (una sola astensione ma di peso, dell’ex assessora alla salute Donata Borgonovo Re) una risoluzione bipartisan che impegna la Provincia a proseguire la ricerca di pediatri, a tentare un’alleanza con altre Regioni per ottenere da Roma standard più flessibili (la «reperibilità» invece della «guardia attiva» significherebbe dover trovare 4 medici invece di 6) per salvare Cavalese, e ad implementare le risorse per le borse di studio agli specializzandi in pediatria. «Siamo favorevoli a rilanciare i contatti con le altre regioni a sostegno della richiesta di deroga per un modello organizzativo più flessibile», ha detto l’assessore Luca Zeni, purché si riconosca lo sforzo che già abbiamo messo in campo per difendere il punto nascita.

Il Veneto ha presentato una proposta di deroga del tutto analoga alla nostra. Ma - ha concluso - devo dire per trasparenza che non siamo affatto tranquilli sulla possibilità di ottenere una risposta positiva. Su 100 punti nascita in Italia sotto i 500 parti, la prospettiva è che ne resteranno una ventina». I controlli ministeriali sul rispetto degli standard previsti dalla deroga concessa a giugno saranno semestrali, il primo è dunque in arrivo. «Intanto chiederemo di proseguire con l’apertura h12 - ha chiarito l’assessore - sapendo però che a regime questa condizione non è sostenibile».

Dalle opposizioni in aula è ripartito il fuoco di fila. Fugatti (Lega): «A Asiago, 170 parti all’anno, i pediatri li hanno trovati. È imbarazzante non fare fronte comune con il Veneto». Degasperi (M5s): «Il tentativo della Provincia non è apparso muscolare, piuttosto rassegnato, si finanzino borse di studio per le specializzazioni carenti». Civettini (Civica): «La Provincia dimostri fino in fondo la propria autonomia». Cia: «La mancanza di pediatri è un pretesto, in realtà si vuole chiudere». Soddisfatte della risoluzione le minoranze e il gruppo Upt, che con il consigliere fiemmese Pietro De Godenz resta in pressing su Zeni. Chi prende le distanze è l’ex assessora Donata Borgonovo Re: «Dopo due anni e mezzo siamo ancora alla casella di partenza. E il déja vu è quasi insopportabile» . (ch.be.)













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