Catullo, i conti in rosso affossano l'aeroporto

La Provincia è la seconda azionista. Angeli (vicepresidente): è un bel rebus


Roberto Colletti


VERONA. «È un bel rebus. Ingarbugliato. Spero che troveremo la soluzione prima dell'assemblea di bilancio, in aprile». Ma Pierluigi Angeli non sembra molto convinto che un paio di mesi basteranno per far quadrare i conti e definire le prospettive di Valerio Catullo spa, la società che gestisce l'aeroporto di Villafranca, di cui è da anni vicepresidente. Lo è, Angeli, in virtù del 20 per cento delle azioni nel portafoglio della Provincia di Trento, seconda azionista. A complicare le cose nei giorni scorsi è arrivata la notizia dell'indagine aperta dal procuratore della Repubblica di Verona, Mario Giulio Schinaia, su conti, consulenze e deficit attribuibili alla gestione di Fabio Bortolazzi, sostituito alla presidenza da Paolo Arena nel giugno scorso.

«Indagine benvenuta - dice Angeli - si farà finalmente chiarezza su quelle operazioni mai passate dal consiglio d'amministrazione». Il colpo è però stato accusato dagli amministratori che, per riprendere fiato, hanno spostato il consiglio in calendario per domani a giovedì prossimo. Giusto per capire che sta succedendo. In attesa della chiarezza, però, l'aeroporto rischia di restare a terra. Il bilancio 2011 dovrebbe chiudersi con una perdita attorno ai 18-19 milioni e questo è già un bel guaio. Sopratutto perché alcune voci del passivo - la gestione dello scalo di Montichiari a Brescia sopra ogni altra - sono, come dire, strutturali e potranno essere risanate solamente nel quadro di un piano industriale che ancora non c'è. Un ritardo dovuto a qualche incertezza da parte del cda del Catullo.

Aggravato da cause più recenti fuori dalla sua portata, come la riforma istituzionale che prevede l'eliminazione, o comunque il ridimensionamento delle Province - quelle di Verona e Brescia sono azioniste, per Trento e Bolzano il problema non si pone - e la revisione del piano aeroportuale avviata dal ministro per le infrastrutture Corrado Passera. Prima domanda: in prospettiva la Provincia di Brescia resterà azionista o dovrà cedere i titoli alla Regione di Roberto Formigoni? Seconda: il governo appoggerà il progetto regionale di Malpensa su cui confluirebbero Bergamo e Brescia? Per ora non ci sono risposte.

Lo scenario è in sommovimento, aggiungendo variabili ad un quadro già tormentato. Il punto dolente resta il deficit di 19 milioni, «7-8 dei quali da imputare a Montichiari», precisa Angeli. A cui se ne possono aggiungere altri 3-4 a causa dell'incredibile contratto stipulato dall'ex direttore Massimo Stoppani con Ryanair, contratto che riconosce al vettore un premio di 17 euro per passeggero movimentato a Verona, contro i 7 euro che venivano pagati a Montichiari. Che una società decida di spostare il traffico passeggeri da un scalo ad un altro si può capire.

Ma trattandosi di un'operazione "in casa", pagare una differenza di 10 euro è molto, forse troppo. «È una delle decisioni maturate fuori dal cda - ricorda il vice presidente - quando abbiamo chiesto chiarimenti il direttore, nel dicembre scorso, si è dimesso». Pare, quindi, che toccherà al magistrato capirne le ragioni. Poi c'è l'incertezza strategica. Una bozza di piano industriale immagina (immaginava?) di distribuire meglio i compiti tra Villafranca ed il D'Annunzio di Montichiari, stabilizzando gli equilibri azionari: agli enti veronesi il 50 per cento, primo azionista il Comune di Flavio Tosi, il resto tra gli enti bresciani (25 per cento a Provincia ed industriali) ed il rimanente a Trento e Bolzano (oggi rispettivamente al 20 ed al 6 per cento).

Da Brescia, in particolare, il Catullo si attendeva un esborso attorno ai 20 milioni, grosso modo la cifra investita per realizzare lo scalo. Conto che si basava sul valore della società stimato attorno ai 117 milioni. Ma sull'ipotesi pare che stia per cadere una pesante tegola sotto forma di rapporto della Ktlm che indica in un'ottantina di milioni il valore attuale di Catullo spa. Se così fosse tutti conti sarebbero da rifare. Con Tosi, in piena campagna elettorale, che fa dire «non svenderemo l'aeroporto ai bresciani», con Verona che sta pensando di affidare, beninteso dietro pagamento, lo scalo ai lombardi, «e che il deficit se lo ripianino loro», e Trento che, in tanta incertezza, cerca di capire cosa succederà. Intanto, sullo sfondo, la Sea di Malpensa è sempre pronta ad inglobare Montichiari, scalo che è già collegato con la A4 e presto anche con la Brebemi, e, dall'altra parte, la Save di Enrico Marchi è interessata, non appena Verona mostrasse qualche segno d'incertezza, ad aggiungere Villafranca al suo Marco Polo. Insomma il Catullo pare proprio preda contesa da molti cacciatori. Ma la fine della storia è ancora lontana. «È un rebus - dice Angeli - proveremo a risolverlo».













Scuola & Ricerca

In primo piano