Castel Condino rinnova  il lutto dell’incendio del 1884

castel condino. Il 31 gennaio del 1884 un incendio, provocato incautamente da due ragazzini, distrusse gran parte del paese di Castel Condino, mietendo vittime. Le fiamme ebbero compassione solamente...


Aldo Pasquazzo


castel condino. Il 31 gennaio del 1884 un incendio, provocato incautamente da due ragazzini, distrusse gran parte del paese di Castel Condino, mietendo vittime. Le fiamme ebbero compassione solamente della chiesa e della località chiamata Nose. Da allora la triste ricorrenza, chiamata “il rogo dei Brusin”, viene ricordata ogni anno con alcuni momenti comunitari che prevedono la celebrazione di una funzione religiosa, la deposizione di una corona alla targa che ricorda la tragedia e lo svolgimento di una cena comunitaria.

L’iniziativa si è svolta puntualmente sabato sera alla presenza del sindaco Stefano Bagozzi e dell’intero consiglio comunale, con una prima parte della cerimonia che si è svolta nella cappella ai piani alti del municipio e successivamente nell’interrato dello stesso edificio.

«Un’occasione - ha detto don Vincenzo Lupoli – che serve anche a rinsaldare i rapporti di amicizia e il senso di appartenenza al proprio paese e per una riflessione e preghiera».

Erano le 9 del 31 gennaio quando il paese di Castello, che allora contava più di 1.000 abitanti, rispetto ai 220 di adesso, fu interamente invaso dal fuoco. Era toccato al sagrestano dell’epoca, Celeste Spada, avvertire la gente del pericolo che stava incombendo su di loro. «Il fuoco, alimentato da fieno, paglia e fasce di legna, si propagò dalla casa di Pietro Todeschini – ha raccontato il sindaco - tant’è che in una manciata di minuti il rogo si diffuse da una casa all’altra, considerato che all’epoca le coperture non erano di tegole ma in legno. Il Comune dispose, successivamente, la demolizione di molte case considerate troppo addossate una all’altra, in modo da creare dei vuoti in caso di incendi. Nella triste circostanza - ha concluso Bagozzi - la Sat diede vita a una raccolta di denaro e da Vienna, quale primo e sostanzioso aiuto, arrivarono mille fiorini austriaci».

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