Cassa integrazione: siamo agli sgoccioli

L’allarme di Camusso coinvolge anche il Trentino, dove si sta esaurendo l’ossigeno degli ammortizzatori in deroga


di Luca Marognoli


TRENTO. La cassa integrazione in deroga è agli sgoccioli e mezzo milione di lavoratori rischiano di rimanere a secco. L’allarme, lanciato ieri dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, aggiunge sale sulle ferite di un tessuto industriale trentino sempre più lacerato dalle tensioni prodotte dalla crisi. Con i casi di Subaru, Opt, Acciaierie e Smith che occupano da settimane, in alcuni casi da mesi, le cronache locali.

«Abbiamo da una parte le difficoltà delle imprese che possono utilizzare la cassa integrazione ordinaria, straordinaria e i contratti di solidarietà, che sono quelle industriali o con più di 15 dipendenti», riassume Franco Ianeselli della segreteria Cgil. «Dall'altra c'è il mondo delle piccole imprese dell'artigianato e del commercio, che hanno la possibilità di usare la cassa integrazione in deroga. Il problema è che a differenza dell'anno passato queste risorse, che sono statali e non integrabili dalla Provincia, sono sensibilmente inferiori e di fatto già esaurite». A livello nazionale c'è una mobilitazione di Cgil Cisl e Uil, che sfocerà in una manifestazione in programma il 16 aprile a Roma, per chiedere il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga.

Nei primi nove mesi del 2012 le richieste di accesso alla cassa erano state 860 contro le 473 del 2011. I disoccupati, invece, l’anno scorso hanno raggiunto quota 24.640, con un aumento del 12%. «Se analizziamo i dati dei licenziamenti dal 2009 in poi - spiega Ianeselli - vediamo che il grosso si è concentrato nelle piccole imprese. Ciò si spiega con la maggiore fragilità delle stesse e con il fatto che hanno ammortizzatori legati alla sospensione dal lavoro per ragioni di mercato. Molte di queste imprese inoltre sono edili e stanno vivendo una crisi particolarmente accentuata. In termini generali, si sta verificando una selezione di mercato in questo momento di difficoltà: sarebbe indispensabile per le imprese migliori lavorare sulle acquisizioni e sulle aggregazioni. Ma non dobbiamo dimenticare che dietro ci sono imprenditori che vedono il fallimento della propria impresa e lavoratori che assistono alla perdita della propria occupazione». Decisivo in questo frangente è il ruolo della Provincia: «In Trentino, attraverso un confronto tra sindacati, Associazione artigiani, Ente bilaterale dell'artigianato (Ebat) e Agenzia del lavoro, si è raggiunto un accordo per attivare un ammortizzatore legato alla sospensione dei lavoratori per ragioni di mercato, che va oltre la cassa in deroga e oltre altri interventi di sospensione previsti dalle leggi nazionali. Verranno impiegate risorse private (dell'Ebat) integrate da risorse provinciali (di Agenzia del lavoro)».

Analoga l’operazione condotta nell’edilizia: «Qui Cgil, Cisl e Uil stanno chiedendo di attivare un intervento simile, legato però non alle sospensioni ma alla riqualificazione dei lavoratori licenziati, anche qui ricorrendo a risorse private della Cassa edile (ente bilaterale) integrabili con risorse provinciali». Ianeselli coglie l’occasione per dare una scossa ad un terzo settore, il commercio, dove invece tutto tace. «I licenziamenti fioccano, ma a differenza dei due esempi positivi anzidetti, sia i sindacati di categoria che le associazioni datoriali sono concentrati solo sulle questioni concernenti le cariche e non hanno prodotto delle idee analoghe. Questo è un peccato ancora maggiore, perché l'ente bilaterale del commercio avrebbe delle risorse accantonate, che andrebbero usate sia per il sostegno al reddito che attraverso corsi di orientamento e riqualificazione. Il momento è di massima emergenza: ci sono persone che soffrono per la perdita del lavoro e tutti dobbiamo profondere il massimo sforzo. E per fortuna che da noi c'è il reddito di garanzia: tanto bistrattato altrove, si sta dimostrando un'ancora di salvezza».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano