«Caso Ghiaie», tutta la verità di Beber

L’ex assessore: «L’area è della mia famiglia da 100 anni, non c’erano vincoli urbanistici e ho agito nel rispetto delle regole»


di Roberto Gerola


PERGINE. La verità di Massimiliano Beber. A distanza di qualche giorno dal “fattaccio” ecco le sue prime considerazioni ufficiali. In sostanza una difesa dell’operato e un importante riferimento: la bocciatura del progetto della sua abitazione, da parte della Tutela del paesaggio. Avevamo pubblicato all’indomani e in esclusiva questa “bocciatura” avvenuta in sede di Tutela mercoledì scorso. Massimiliano Beber si difende e si giustifica con un comunicato inviatoci ieri.

«Nell’amarezza di essere assurto agli onori della cronaca, in maniera così eclatante per fatti mal rappresentati, per di difendere la mia dignità, onorabilità e correttezza prima di cittadino e poi di amministratore, ritengo doveroso fornire l’autentica veridicità dei fatti. Non è una novità che il terreno dell’area Ghiaie (a fianco del centro sportivo, ndr) sia di proprietà della mia famiglia da più di 100 anni. Non è invece risultato così chiaro che l’area in destra Fersina sia soggetta a vincolo ai fini espropriativi per strutture pubbliche non da 10 anni come superficialmente riportato, ma da più di 30 anni come da Piano di Fabbricazione del 1981. Pur essendoci questo annoso vincolo, nessuna delle varie amministrazioni comunali (compresa l’Amministrazione in carica), ha investito per completare l’area pianificata destinando apposite risorse, almeno 10 milioni di euro, nel bilancio delle opere pubbliche. Faccio rilevare che nell’ultima seduta (in un punto al quale mi sono assentato per mia volontà) la giunta, manifestando un improvviso interesse per il completamento della cittadella dello sport, ha dato un indirizzo urgente agli uffici di predisporre una proposta di variante in cui l’area sia vincolata nuovamente in quanto strategica per l’amministrazione, sempre senza soldi a bilancio come espresso dall’assessore allo sport Marco Morelli. Il sottoscritto è entrato in proprietà del terreno con l’edificio in ampliamento ad agosto 2012. Successivamente ho presentato una richiesta di fattibilità paesaggistica alla Comunità di valle, nell’intento di capire se il progetto fosse compatibile o meno. In caso positivo avrei rimesso le deleghe per un evidente conflitto di interessi. Viceversa, come peraltro è avvenuto, si sarebbe smontato l’impedimento nel proseguire nell’incarico amministrativo. Ritengo inoltre che la presentazione della domanda sia stata fatta nei tempi e nei modi corretti, in quanto il progetto è stato redatto con regole del Prg proposte e approvate dalle precedenti amministrazioni e non da quella di cui facevo parte».

Poi alcuni riferimenti alla denuncia della Civica, gruppo consiliare all’opposizione.

«I consiglieri Daniela Casagrande e Mario Roat (pur in consiglio da 4 anni e non avendo mai sollevato la questione dei vincoli per la “cittadella dello sport”) - scrive ancora Massimiliano Beber - hanno scoperto l’acqua calda: la consigliera Casagrande, infatti, è venuta a conoscenza direttamente da me, alla fine dell’ultimo consiglio comunale, che io ero proprietario dell’area in oggetto. Questo dimostra ulteriormente la mia buona fede. Detto questo, viste le illazioni apparse, pur nella serena e piena convinzione di aver compiutamente adempiuto con onestà, correttezza e trasparenza al mandato affidatomi ed al fine di sgomberare il campo da ulteriori speculazioni politiche che potrebbero condizionare l’importante e gravosa attività amministrativa della giunta, ho presentato alla giunta del Patt la mia ferma decisione di rimettere le deleghe di mia competenza, presentate tempestivamente al sindaco in modo irrevocabile».

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