Caso Filippin: nella Lega l’eleganza è un peccato

Altro che tempi maturi per un partito «nuovo»: l’architetto-ribelle è stato cacciato


di Paolo Mantovan


Qualche leghista dirà che si cerca sempre il pelo nell'uovo pur di attaccare la Lega Nord. Ma questa vicenda di Giuseppe Filippin, il consigliere più gentleman che la Lega abbia mai sfoderato in Trentino, un architetto (mai visto in canottiera) che si è sempre mosso in punta di piedi tentando (tentando, mica riuscendoci) di non pestarli a nessuno, espulso praticamente per "mancanza di rozzezza", ebbene questa vicenda è davvero simpatica, ai limiti del Tapiro d'oro da consegnare all'onorevole Maurizio Fugatti.

Sì, un bel tapiro d’oro all'onorevole trentino Fugatti, proprio quello che abbiamo visto appena due giorni fa sui telegiornali nazionali sgomitare a fianco del neo segretario Roberto Maroni.

E tutto questo per dirvi (a voi e a Filippin, intendo) che cosa? Per dire che la Lega Nord, anche quella del Trentino, è assolutamente un'entità "barbara" (e questo cari leghisti lo sapete che è un complimento che vi faccio, no?), è un partito che non può che muoversi così.

E ingenuo è stato l’ex liberale Giuseppe Filippin che dopo una ventina d’anni di onorata militanza (da consigliere comunale a Trento e poi da consigliere provinciale) ha creduto che fossero ormai maturi i tempi per una nuova Lega, meno bossiana, meno cerchiomagica, anche meno Borghezio-riflettente. Ma non si può pensare che l'epoca dei Tosi e dei Maroni sia tanto diversa da quella precedente. Diciamo pure che dentro la Lega s'è perso un po' di linguaggio epico, si è deciso di trascurare perfino Miss Padania certo (ma era un concorso che non riusciva a decollare, oggi possiamo dirlo, dai, in quest'epoca di spending review - scusate qualcuno si ricorda per caso una, dico una, miss padania?), ed è rimasto soltanto l’ampolloso mito di Pontida. Ma per il resto siamo lì, dove eravamo. Tant'è che negli ultimi giorni si registrano le battute illuminanti di vecchi baluardi del folclore leghista. Ha cominciato Borghezio, appunto, ricordando a tutti noi, appena battuta la Germania del calcio, che Balotelli è "un padano di pelle scura", ha proseguito Gentilini immaginando di ricandidarsi ancora una volta a sindaco di Treviso, ha concluso Boso stabilendo che la ribellione dei consiglieri trentini era una pura vicenda di pecunia. I tre, insomma, hanno ristabilito l'ordine dei miti: pelle chiara, sceriffi duri e soprattutto "puri" (ma sul denaro ormai anche la Lega fa una gran fatica ad entusiasmare gli elettori). E così Filippin non s'è reso conto, povero lui, che insistere nel chiedere al segretario della Lega Alessandro Savoi di pettinarsi e di contare fino a dieci quando vede la consigliera Cogo non era affatto una cosa semplice, anzi, era una terribile oscenità. Caro Filippin, vedremo se il buon Maroni, il buon Fugatti e il buon Divina riusciranno a restituirle la camicia verde che ha sempre indossato. Noi non ne siamo certi. Perché la Lega è così e non può essere diversa.













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