Caso Borgonovo, la maggioranza trema

Civico: «Se Rossi silura un nostro assessore a rischio anche le altre riforme». Ma Olivi ha preso le distanze dalla collega


di Chiara Bert


TRENTO. Sarà, quella sulla riorganizzazione degli ospedali (con i tagli nelle valli) una battaglia di Donata Borgonovo Re o del Pd? Lo scontro frontale tra l’assessora alla salute e il governatore - che ha imposto lo stop, congelato la discussione sul tema e di fatto commissariando la sua assessora - scuote il Partito democratico.

Diviso tra la condivisione, nel merito, della proposta di Borgonovo Re, e i tanti dubbi sul metodo seguito fin qui dalla responsabile della sanità che ha portato - e non è la prima volta - alla frattura con il presidente Ugo Rossi. Il vicepresidente Alessandro Olivi ha elegantemente preso le distanze dalla collega dichiarando che «è nemico del cambiamento sia chi vi si oppone per principio ma anche chi, pur invocandolo, non crea le condizioni perché si realizzi». «Sono stufo di questo clima logorante fatto di scorribande, accelerazioni e frenate, annunci-spot», ha scritto venerdì in un comunicato. Da giorni le comunicazioni con Borgonovo Re sono interrotte, e domani ci si ritrova in giunta, in un clima che gelido è dire poco.

Con l’assessora si schiera convinto il consigliere Mattia Civico, da sempre vicino a Borgonovo Re: «Si tratta di capire - dice - se questa maggioranza vuole adottare la politica del rinvio o se ha la solidità per affrontare certe scelte anche difficili sulla sanità. Tergiversare non è possibile, i partiti sono stati pienamente edotti della necessità di certe decisioni». E Civico alza il tiro: «Diventa difficile per il Pd discutere di riforma istituzionale quando leggiamo che il presidente Rossi silura un nostro assessore». Civico, e con lui il capogruppo Alessio Manica, lo hanno detto venerdì all’assessore Carlo Daldoss durante un incontro della maggioranza della prima commissione sulla riforma delle Comunità di valle. «Oggi è urgente trovare un momento di confronto in maggioranza - avverte il consigliere Pd - altrimenti non è solo la sanità che si incarta». Quanto al metodo, Civico difende Borgonovo Re: «Non si può invocare un confronto ampio e diffuso, anche sul territorio, e poi dire che era meglio essere più riservati. Ci si metta d’accordo».

Nel partito la segretaria Giulia Robol veste i panni della mediatrice, nonostante Rossi abbia già rispedito al mittente la sua richiesta di discutere in maggioranza di rete ospedaliera: «La giunta deve prendere una posizione chiara e seria sulla proposta dell’assessora Borgonovo Re. La fiducia si ricompone parlando e lavorando, non congelando la discussione», manda a dire al presidente. Ma allo stesso tempo avverte l’assessora: «Io condivido il piano di Borgonovo Re ma la politica è convincere gli altri della bontà delle proprie idee. Non serve uno scontro muscolare, siamo una forza di governo e dobbiamo farci carico anche delle sensibilità degli alleati. Tenerci molto a una riforma è giusto, poi come in famiglia occorre dialogare. è una prova di maturità, i cittadini se lo aspettano».

E anche un altro dirigente Pd vicino all’assessora alla salute, la presidente dell’assemblea Lucia Fronza Crepaz, batte sullo stesso tasto: «La crisi attorno a Donata - dice - è il segno di una novità politica che dobbiamo produrre, specie noi che vogliamo essere un partito di innovazione e di governo. Trovare il punto di sintesi tra decidere con la schiena dritta e "sortirne insieme", come direbbe don Milani. Tra preparazione tecnica delle decisioni e farle maturare in modo da renderle possibili nella loro applicazione. Ho in mente splendide riforme rimaste quasi tutte sulla carta perché non preparate nel Paese». «Il Trentino - prosegue - oggi è un laboratorio, vincerà non chi prende le parti dell'uno o dall'altra (tra Gilmozzi e Borgonovo Re), ma dopo anni di governo grasso occorre trovare la sintesi che ci faccia andare avanti. Questa è la sfida per la giunta e per i partiti, che devono stare sia dentro la stanza dei bottoni con i gruppi, sia fuori tra la gente».

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