«Cannabis, ce l’hanno con noi perché gli portiamo via clienti» 

Commercio. L’accusa a farmacie e grandi aziende di Ingrid Deltour, titolare di uno shop in centro storico a Trento: «La sentenza della Cassazione in realtà non fa chiarezza su questo mercato in cui abbiamo investito i nostri risparmi»


Daniele Peretti


Trento. «Diamo fastidio alla mafia e alle grosse aziende farmaceutiche. E quando entrano dei clienti con la ricetta del medico di base ed acquistano su indicazione medica i nostri oli, sono tutte persone che non vanno più in farmacia e sarà un caso, ma anche a Trento il loro fatturato è in calo». E’ la spiegazione che Ingrid Deltour dà all’improvvisa restrizione della quale sono oggetto i Cannabis Shop. La sentenza della Cassazione ha come effetto la chiusura dei punti vendita anche se la stessa sentenza non è del tutto chiara quando afferma “costituiscono reato le condotte di cessione, di vendita e in genere la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante”.

Niente sballo, solo sollievo

Per Ingrid Deltour titolare del negozio di Via I Androna Borgo Nuovo nessuno dei prodotti in vendita arriva ad avere questo effetto. Anzi più che i clienti inutilmente alla ricerca dello sballo, la maggior parte sono persone ammalate che cercano sollievo per i propri dolori e c’è chi cammina con l’aiuto degli oli, oppure che trae beneficio dagli effetti rilassanti di molti prodotti, ma a fianco di un’attività che comunque va avanti, c’è la paura di una chiusura improvvisa: «Non solo si prosegue, ma la stessa casa madre continua la produzione investendo anche su nuove linee come quella cosmetica della quale Anna Falchi sarà la testimonial. Questa è un’attività in franchising nella quale abbiamo investito i nostri risparmi e un’eventuale chiusura ci metterebbe in ginocchio. A giorni mi saranno accreditati i 20 mila euro della Provincia quale contributo “a favore della crescita e dell’occupazione” che non toccherò nel timore di doverli restituire. Spero che non sarà una chiusura a prescindere, ma che prima vengano a controllare se i contenuti di Thc dei miei prodotti, siano o meno nella norma».

«Serve un confronto»

A Trento però a vendere prodotti derivati dalla canapa, non è solo il Cannabis Store Amsterdam, ma lo fanno molti bazar cinesi, alcuni tabaccai ed anche lo storico Chacruna di Corso 3 Novembre che però sembrano non essere interessati dalla sentenza della Cassazione. Sulla delicata questione è intervenuto anche Aldi Cekrezi di Confesercenti che auspica che l’assessore provinciale Roberto Failoni chieda un confronto con l’esecutivo nazionale anche perché la libertà d’impresa – si legge nel comunicato stampa – è sancita dall’articolo 41 e 118 della Costituzione. Nella quale si contesta anche come la sentenza della Cassazione lasci spazio all’interpretazione, senza dare certezze. Certo che se prima della sentenza che ha indicato un principio assoluto sulla base di una causa in corso con un commerciante delle Marche, ci poteva essere spazio di dialogo, adesso le strade sono chiuse. In gioco ci sono attività commerciali proliferate dopo un decreto legge che ne permetteva l’apertura, ma che a pochi mesi distanza sono a rischio chiusura.

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