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Cacciatrici e «modelle»: gli insulti corrono sul web

Una delle doppiette che aveva posato per il calendario 2016 ha denunciato i commenti alle foto su Facebook ritenuti diffamatori e anche minacciosi



TRENTO. La finalità dell’iniziativa era (ed è) benefica: la raccolta di denaro per sostenere associazioni che aiutano famiglie, bambini e anziani in difficoltà. Il mezzo è collaudato: un calendario. Particolari le modelle unite dal fatto di essere tutte cacciatrici trentine e di mettersi in posa - assolutamente vestite - con le «divise» delle doppiette anche di altri tempi. E proprio il calendario delle cacciatrici trentine è entrato nel mirino di alcuni animalisti che hanno bersagliato le «modelle» con una serie di messaggi offensivi (anche pesanti) su Facebook. Tanto da spingere una di loro a rivolgersi all’avvocato Marcello Paiar per denunciare alcune di queste persone per diffamazione, minacce e ingiurie.

Una denuncia contro la quale la procura ha chiesto l’archiviazione ma il legale ha presentato opposizione aggiungendo altro materiale a quanto già depositato a gennaio quando era stata presentata la querela.

Ma per spiegare la vicenda è necessario fare un passo indietro al novembre dello scorso anno quando il gruppo cacciatrici trentine presenta (e non si trattava della prima edizione) il calendario. Cercando su Facebook la notizia della loro iniziativa si sono imbattute nel profilo di un trentino (animalista) e soprattutto nelle sue riflessioni pesanti e anche in qualche modo grevi. Seguite da commenti di altri utenti del social network dello stesso tenore.

Con paragoni con i calendari dei camionisti con gli pneumatici sostituiti dai fucili. Oppure frasi come «vogliamo parlare delle “donne” (le virgolette sono dell’autore del post, ndr) di questa provincia succhiasoldi. A parte che sono una più.... dell’altra, (...) la cosa allucinante è che sono delle assassine».

Una frase fra le tante che riportiamo per far capire il tenore degli interventi. Corredati da alcune immagini del calendario presentato nei giorni immediatamente precedenti.

Ma a spingere una delle cacciatrici a presentare la denuncia sono state quelle frasi che lei ha avvertito come una minaccia diretta alla sua attività commerciale e ai suoi clienti. Con la promessa di un’attività di boicottaggio. Che, nei fatti, non si sarebbe mai tramutata in azioni «reali».

Pensieri e frasi che hanno causato nella donna un profondo stato di malessere tanto da spingerla ad affidarsi ad un legale per veder condannati chi l’aveva diffamata e minacciata. Una denuncia per la quale, come detto, la procura ha chiesto l’archiviazione e ora la «palla» passa al giudice che dovrà esprimersi sull’opposizione all’archiviazione che è stata presentata dal legale della cacciatrice.













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