Caccia, pronte settemila doppiette

Oggi il via: si potranno abbattere 12.300 capi selezionati in provincia


Luca Pianesi


TRENTO. Da domenica sarà aperta la caccia a cervi, caprioli, stambecchi e mufloni. Un totale di 12.300 capi a disposizione degli oltre 6.900 cacciatori trentini. Un'attività venatoria che è sempre più di selezione e volta al miglioramento ambientale e che nella parte est della provincia aiuterà i faunisti a combattere l'epidemia di rogna sarcoptica che sta decimando i camosci. Domenica parte la stagione della caccia, anche se ufficialmente tra maggio e giugno era già iniziata quella di selezione di cervi e caprioli debilitati ed il 17 agosto aveva preso il via quella al camoscio.

«Da domenica si potranno cacciare anche mufloni, caprioli e cervi - dichiara Gianpaolo Sassudelli, persidente dell'Associazione cacciatori trentini - e per questo è una data sentita, dai cacciatori, come la vera aperture della stagione, anche se per poter completare il panorama venatorio si dovrà attendere il 18 settembre con il via alla caccia dei volatili. I cacciatori abilitati in provincia sono più di 6.900 ed avranno a disposizione 3.200 camosci, 6.600 caprioli, 2.200 cervi e 300 mufloni, su un territorio totale di oltre 520.000 ettari: praticamente tutta la zona boschiva della provincia ad esclusione dei soli parchi nazionali, visto che quelli provinciali di Panaveggio e dell'Adamello Brenta rientrano nel territorio di caccia. Degli oltre 12.000 capi, però, calcoliamo ne saranno abbattuti non più di 10.000 perchè il cacciatore tendenzialmente evita di colpire gli esemplari più giovani e le femmine per evitare danni all'ecosistema e al processo di ripopolamento della fauna».

La caccia, infatti, oggi è tutta regolamentata dai piani di abbattimento dei comitati faunistici provinciali e si occupa di mantenere il numero degli esemplari delle varie specie animali sotto controllo, per evitare che alcune prendano il sopravvento su altre, o diventino un problema per l'uomo, le coltivazioni e i pascoli.

«Ogni anno facciamo i censimenti degli esemplari - prosegue Sassudelli - basati su quanti ce ne sono per zona, su sesso, età, stato della salute, e in forza dei dati raccolti permettiamo l'abbattimento di più o meno capi. Per esempio nella zona est del Trentino, in questo momento, c'è un' epidemia di rogna sarcoptica che sta colpendo molti camosci. E' una patologia che colpisce gli ungulati, causata da un acaro parassita, che si trasmette con il contatto diretto e provoca un'elevata mortalità nelle popolazioni di animaliche la contraggono, di quasi il 60% degli esemplari. Viene dall'est Italia e dall'Austria e, perfortuna, non dovrebbe estendersi oltre, nella parte ovest del paese, perchè il confine naturale dell'Adige non ne permette la diffusione al di là del fiume. Nelle zone colpite, allora, impediamo vengano uccisi i capi sani e verifichiamo si sopprimano quelli già malati. Il processo è garantito dal fatto che la caccia al camoscio non è mai libera, ma deve essere eseguita sempre in compagnia di esperti, da noi selezionati durante l'anno. E' quindi un'attività completamente sotto controllo e volta al miglioramento ambientale. Non è un caso che negli ultimi quarant'anni, da quando la caccia è così regolamentata, il numero di camosci si è quadruplicato, quello dei caprioli si è raddoppiato ed i cervi sono stati reinseriti dal nulla, visto che erano completamente spariti dalle nostre foreste».

L'attività venatoria, quindi, oggi richiede un'alto grado di attenzione e formazione. «Da primavera ad oggi l'Associazione - aggiunge Sassudelli - ha organizzato un totale di più di 40.000 giornate di attività propedeutiche alla caccia. Oltre ai già citati censimenti ci sono tutte le attività volte al diretto miglioramento ambientale dei boschi: i nostri esperti e gli stessi cacciatori partecipano a delle giornate di pulizia delle foreste per renderle più vivibili agli stessi animali. Quest'anno, poi, abbiamo posto l'attenzione sulla sicurezza. Abbiamo organizzato convegni, con questura ed esperti nel maneggio delle armi, per sensibilizzare i cacciatori sul corretto utilizzo del fucile. Non mi stancherò mai di dirlo: il bosco è di tutti e l'arma non permette errori».













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