Bus, i patimenti della Linea A «Orari e percorsi demenziali»

La protesta dei residenti di Borgo Sacco: frequenza portata a 50 minuti e capolinea all’Ossario: scelte contestate. «Da Lizzana i mezzi salgono sempre vuoti, così si penalizza il servizio pubblico»


di Giuliano Lott


ROVERETO. Un tempo non lontano si chiamava “circolare A”, era gratuita e compiva un percorso ad anello che permetteva a molti anziani di spostarsi con i mezzi pubblici ed essere indipendenti. Oggi quella linea, modificata fino ad essere quasi irriconoscibile, si chiama “linea A” ed è sempre meno utilizzata. Secondo alcuni residenti di Borgo Sacco, tutto ciò è dovuto proprio ai cambiamenti apportati con l’ultimo piano d’area di Trentino Trasporti, e i difetti sono secondo loro più che evidenti. Innanzi tutto, la frequenza: dai venti minuti si è passati ai 50 tra una corsa e l’altra, ai quali vanno sommati i ritardi - più frequenti nelle ore di punta, com’è intuibile - che spesso portano il tempo di attesa anche oltre l’ora, scoraggiando i più. Poi solo la metà delle corse arriva alla casa di cura Solatrix (meta richiestissima dalla popolazione anziana), mentre invece l’autobus compie un tortuoso giro che conduce fino all’Ossario di Castel Dante , dove fa capolinea e la corsa si ferma per dieci minuti. «Gli autobus fermano all’Ossario sempre vuoti, segno che non c’è alcuna richiesta per arrivare fino a Castel Dante» evidenziano i residenti di Sacco. «Persino il tratto precedente all’ultima fermata, quello che attraversa Lizzana e sale da via Cornacalda, è pressoché deserto. Nessuno è interessato ad arrivare all’Ossario, salvo in certi periodi dell’anno, e non comprendiamo perché ci si ostini a mantenere un servizio inutile penalizzando le esigenze di chi ad esempio abita a Sacco, è anziano, non ha un mezzo proprio e vorrebbe solo una possibilità di raggiungere il centro in tempi ragionevoli». Già, perché il giro della linea A inizia al Brione, poi fino a via Paoli, via Manzoni e di qui in via Pedroni, via A Prato, fino alla piazza di San Giorgio e da qui via Unione, via Pasubio, via Cavour e via Dante. Un percorso scomodo, sostengono i residenti, e aggravato dal fatto che chi prende l’autobus a Sacco (ad esempio, in via Pasubio) per raggiungere la casa di cura Solatrix impiega in media tre quarto d’ora. Insomma, tutto da rifare direbbe il vecchio Bartali. Questa almeno l’opinione di chi abita a Sacco. Una dei residenti, che lavora in centro e desidererebbe utilizzare i mezzi pubblici, confessa senza reticenze di aver dovuto rinunciare: gli orari sono troppo scomodi, chi deve iniziare a lavorare è costretto a programmarsi con mezz’ora di anticipo, o rassegnarsi ad arrivare in ritardo. «Forse un giorno diranno che la linea è sottoutilizzata e andrebbe soppressa - aggiunge la signora - ma la realtà è che hanno modificato un servizio che funzionava con uno che serve a poco o a nulla, spingendo molti cittadini a preferire i mezzi privati».

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