il caso migranti

Brennero, Vienna manda cento doganieri

Nonostante le rimostranze dei cugini sudtirolesi, l’Austria non si ferma. Oggi il nuovo vertice dell’Euregio


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Stop, Grenzkontrolle». Fermatevi, qui si effettuano i controlli di confine. È il cartello installato in cima al passo del Brennero dai gendarmi austriaci. È girevole, perché ancora non è attivo. Ma lo diventerà a breve, al massimo entro il mese di aprile. Intanto, ieri il ministro austriaco delle finanze, Hans Jörg Schelling, ha annunciato l’imminiente invio al Brennero di circa cento doganieri. Saranno di supporto ai controlli di confine, per arginare l’afflusso di migranti Oltrebrennero. Il Tirolo aveva messo le mani avanti: non abbiamo personale a sufficienza. In men che non si dica Vienna ha trovato il modo di rinforzare.

Mentre alla politica sudtirolese non rimane altro che rivolgere accorati appelli se non addirittura preghiere a Roma, l’Austria va avanti dritta come un fuso, senza guardare in faccia a nessuno. Né Ue, né Italia, né cugini sudtirolesi.

Anche al limite meridionale con l’Italia arriverà dunque il cosiddetto management dei confini: reticolati per contenere i migranti, controlli a tappeto, tetti di ammissione giornaliera per i richiedenti asilo e i profughi. Soprattutto, un campo di accoglienza sulla scorta di quanto sperimentato a Spielfeld, al confine sud con la Slovenia. Ed è proprio questa la prima sfida che dovrà affrontare l’Alto Adige, che a sua volta, sul proprio territorio, dovrà rispondere predisponendo un ulteriore centro di accoglienza destinato ai profughi in attesa di transitare in Austria.

Proprio nella giornata di oggi si terrà a Bolzano un vertice straordinario, fra Alto Adige e Tirolo. Si intende creare una sorta di task force dell’Euregio per far fronte all’emergenza. Della task force faranno parte il coordinatore dell'emergenza profughi in Tirolo, Dietmar Schennach, Pierluigi La Spada di Cinformi Trento, e il direttore della ripartizione provinciale altoatesina alle politiche sociali, Luca Critelli. All'incontro di oggi pomeriggio nel capoluogo altoatesino, come anticipato ieri dal presidente della Provincia Arno Kompatscher, parteciperanno anche alcuni rappresentanti della polizia tirolese e italiana, dell’Autobrennero e della Asfinag austriaca, la società di gestione delle autostrade d’Oltrebrennero.

Si sono tentate le vie politiche e diplomatiche, ma non è servito letteralmente a nulla. In Austria, con il più ampio appoggio da parte della popolazione, si è stabilito di accogliere 80 migranti al giorno, cui verrà concesso l’asilo in quanto profughi da paesi in guerra. Per altri 3.200 migranti è previsto il transito e successivo accompagnamento ai confini nord, verso la Germania e gli altri paesi settentrionali. Entrambi i tetti, fissati solo pochi giorni fa, sono addirittura già in discussione, come preannunciato nel finesettimana dal ministro degli interni austriaco Johanna Mikl Leitner.

L’Austria nel frattempo si sta muovendo su più fronti, in Turchia, in Grecia, in Macedonia. Proprio in questi ultimi giorni a Vienna si è accolta con soddisfazione la notizia del rafforzamento dei controlli in Serbia, che pare abbia già prodotto una sensibile riduzione dei flussi di migranti verso Nord. I Balcani però, intanto, stanno letteralmente scoppiando, anche perché diversi paesi non permettono il transito se non ai soli profughi cosiddetti Sia, ovvero provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan. Gli altri, sono letteralmente imbottigliati. A casa non possono tornare, avanti non possono andare. Nel frattempo, sta per terminare la brutta stagione e ripartiranno di certo anche le traversate oltre Mediterraneo, con relativo sbarco sulle coste italiane, da cui, gioco forza, si tenterà il passaggio verso l’Austria. Per anni ignorati dall’Ue e dai paesi a nord delle Alpi, adesso gli sbarchi fanno paura. Ma fanno paura anche a Sud dello spartiacque di confine tra Austria e Italia.

La vera sfida, nelle prossime settimane, sarà di adeguarsi, gioco forza, all’altra sfida, quella lanciata dall’Austria. Il governo di Vienna è attrezzato, per così dire possiede il know how per riprodurre al Brennero il modello già sperimentato senza intoppi a Spielfeld, in Stiria. L’Alto Adige probabilmente no. Si dovrà studiare il modello adottato dalla Slovenia. Il presidente Kompatscher ieri ha precisato che, oltre a eventuali aree da mettere a disposizione, al Brennero sono disponibili una decina di immobili ex demanio militare. Ma gli edifici non bastano. Serve tutta la logistica. Non si tratta più di accoglienza, di qualche decina di profughi da sistemare qui e là, staticamente. Qui si parla di flussi, importanti. E l’Austria ha posto dei tetti massimi, cui non rinuncerà fino a che l’Ue non prenderà in mano la situazione.













Scuola & Ricerca

In primo piano