il caso

Boom di nuovi pensionati nel 2017

In 6 mesi le persone che hanno presentato domanda sono aumentate del 6%. La maggior parte per anzianità contributiva


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Un vero e proprio boom. Nei primi sei mesi del 2017 le persone che sono andate in pensione in Trentino sono state 2.155, il 6,47 % in più rispetto allo stesso periodo del 2016, quando le domande di pensione erano state 2024. Un netto aumento che dimostra come le persone non vedano l’ora di andare in pensione. Mano a mano che maturano i requisiti, ovvero i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, le persone vanno in pensione.

In passato, invece, restavano al lavoro, spesso anche a lungo, fino al raggiungimento del limite della pensione di vecchiaia che adesso è fissato a 67 anni. I dati dell’Inps regionale dicono che questa tendenza non c’è più. Non appena si raggiunge la cosiddetta anzianità contributiva si va in pensione. Lo conferma il fatto che la maggioranza, ovvero il 56,7%, di chi ha presentato domanda di pensione nei primi sei mesi del 2017 lo ha fatto perché ha i requisiti di anzianità contributiva, ma non ha ancora raggiunto l’età massima pensionabile. In media, i nuovi pensionati hanno 63 anni. Potrebbero restare al lavoro altri quattro anni, ma non lo fanno. Questo in precedenza non accadeva. Negli anni passati molte persone restavano al lavoro anche a lungo. Ora no,

Secondo gli esperti sono essenzialmente due le ragioni per cui le persone preferiscono andare in pensione non appena possono. La prima è legata all’incertezza sull’età pensionabile e al continuo dibattito sulla possibilità che si possa alzare l’asticella. In queste settimane si sta parlando di alzare l’età massima pensionabile in base all’aspettativa di vita, come previsto dalla legge Fornero.

E non è un mistero che l’obiettivo della legge sono i 70 anni. Quindi chi ha gli anni di contributi necessari decide di non correre rischi e spesso preferisce andarsene in pensione anche se avrebbe ancora molto da dare e voglia di lavorare. Ma il secondo motivo sta nel fatto che il lavoro in tutti i settori conosce una spinta maggiore verso la produttività. In molti ambienti di lavoro le condizioni sono peggiorate, tenendo conto anche della diminuzione del numero di addetti.

Questa è una situazione generalizzata in Italia. Infatti, l’aumento medio nel paese di comanda di pensione nei primi sei mesi del 2017 è del 9%. Da segnalare il dato della provincia di Bolzano che, nonostante tutti gli indicatori economici siano ottimi, fa registrare un vero e proprio boom di domande di pensione. Nei primi sei mesi del 2017 in Alto Adige si è registrato un aumento del 16,25% delle domande accettate di pensione. Questo vuol dire che quest’anno le domande sono state 2167 contro le 1864 dell’anno scorso.

I dati della nostra regione mostrano ancora una volta, come già i dati sull’Ape, l’anticipo pensionistico, che in regione le persone iniziano a lavorare prima che altrove in maniera regolare e quindi raggiungono prima i requisiti minimi. Questo è dimostrato che in media chi presenta domanda di pensione in Trentino ha 63 anni, cioè 4 anni in meno del limite massimo.

Il boom di domande di pensione potrebbe avere conseguenze positive. Infatti, la speranza è che le aziende rimpiazzino chi va in pensione assumendo i giovani. Ma non solo questo. Al momento si registra anche una diminuzione della Cassa Integrazione. Quindi, i segnali di ripresa sono molti. Si tratta di vedere quanto è solida questa ripresa. E questo si dovrebbe vedere già subito dopo l’estate. La speranza è che gli ordinativi riprendano vigore e portino con sé anche la voglia di investire e di assumere degli imprenditori. Da questo punto di vista, il fatto che molte più persone di prima vadano in pensione potrebbe aiutare l’occupazione. Ma ancora è solo una speranza.













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