il caso 

Boom dei sexy ricatti su Facebook e WhatsApp

Quadruplicate le denunce, a Trento molte segnalazioni Ragazze fanno spogliare le vittime e poi si fanno pagare


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. "Ciao". Di solito inizia così. Non ti saresti mai aspettato che quella biondina apparentemente acqua e sapone che fa la commessa vicino a casa tua e che ti ha appena chiesto l'amicizia si facesse viva. Tu hai messo «conferma» sulla sua richiesta di amicizia quasi senza pensarci, tra il lusingato e il disinteressato. E non passano neanche cinque minuti che la ragazza ti manda un messaggio che, appunto, inizia con un saluto laconico.

Tu rispondi e, senza rendertene conto, hai abboccato all'amo. E' iniziata quella che gli esperti, e ormai anche la polizia postale, chiamano sextortion. Se non stai attento rischi di diventare vittima di una vera e propria estorsione seriale con la ragazza che si rivela essere niente altro che il terminale di un'organizzazione criminale. Uno specchietto per le allodole che ti rimbambisce di chiacchiere, ti fa credere il migliore e più bello latin lover della rete, ti fa spogliare davanti alla webcam, ti riprende e poi ti ricatta. All'inizio, ti chiede 600 0 700 euro per non diffondere le immagini ai tuoi amici di Facebook, ma poi, se paghi, le richieste salgono e si fanno sempre più frequenti.

Fino a che non ce la fai più. Un fenomeno così diffuso che, negli ultimi 12 mesi, è quadruplicato. Le denunce in Italia sono passate da 400 a 1.700. E anche da noi, in Trentino, in molti hanno telefonato o segnalato estorsioni telematiche agli uffici della polizia postale. In genere, si arriva raramente alla denuncia perché le vittime si vergognano. Preferiscono pagare. Pagano fino a che ce la fanno. C'è chi ci rimette anche parecchie migliaia di euro e chi è più fortunato. Ma c'è anche chi ci rimette la faccia o la famiglia.

Come funziona. Inizia tutto con quel ciao. Quel saluto innocuo. Dall'altra parte c'è la foto di una ragazza in genere giovane. All'inizio si presenta: «Io sonoLinda, ho 26 e tu?». L'italiano è maccheronico e, a ben guardare, anche le informazioni che mettono sulla loro pagine Facebook sono poco credibili. Sono sempre giovani, ma non giovanissime, 26 o 27 anni. Dicono di fare la commessa, la parrucchiera o l'impiegata e aggiungono di vivere in una città vicina. Ma quasi tutte sono nate in Francia. Hanno poche foto. Foto di brave ragazze, in giro con gli amici, a cena o in discoteca.

Ragazze innocue, si direbbe. E invece no. Dopo qualche domanda di presentazione, così tanto per fare conversazione, arriva la domanda fatidica: "Hai Skype?". Se tu dici di no, che non ce l'hai. Non mollano. C'è chi ti chiama con la videochiamata di Facebook e chi ti invia il link per scaricare Skype sul tuo computer. Se fai resistenze, si fanno insistenti. Ci sono quelle più spudorate che scrivono: «Sono qui da sola nel mio letto e ho voglia di fare sesso al computer con te». Sono moltissimi quelli che non ci cadono, ma c'è anche chi cede agli inviti della ragazza e si spoglia. C'è anche chi si masturba davanti alla telecamere. Ma quello che potrebbe essere qualche minuto piccante davanti alla webcam si trasforma in un incubo.

Il ricatto. Infatti già poche ore dopo arriva la richiesta di denaro. Ti spiegano che se non paghi diffonderanno il video ai tuoi amici su Facebook e che lo metteranno su YouTube. Se tu non cedi, arrivano a mettere per qualche ora il video su YouTube e ti mandano il link per dimostrare che stanno facendo sul serio. A quel punto, tu paghi.













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