Bondo, la chiesa diventa spazio d’arte e incontro

A San Barnaba gran folla giovedì sera per il dibattito «Nel segno della Croce» con testimonianze dell’arcivescovo Bressan, suore missionarie e operaie


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GIUDICARIE. La monumentale croce di Mimmo Paladino, issata nel presbiterio della chiesa di San Barnaba a Bondo, è stata lo sfondo alla serata “Il coraggio di scegliere, nel segno della croce”. L’antica chiesa affollata a dismisura dimostra che il progetto culturale “Nel Segno della Croce”, di Comune e parrocchia di Bondo e dello Studio d’Arte Zanetti (Bagolino) ha colto nel segno, premiando la lungimiranza di questa piccola comunità. La serata si è aperta coi saluti dell’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, del sindaco di Bondo Giuseppe Bonenti, di Mario Zanetti e del parroco don Celestino Riz.

«In questa chiesa - ha detto don Celestino - oltre a gustare le opere d’arte sul tema della croce, vi presentiamo le scelte coraggiose che alcuni giovani hanno fatto nel nome della croce. Loro hanno trasformato la croce in segno di gioia, malgrado scelte di fatica, dolore e sofferenza». Protagonisti della serata, l’arcivescovo Luigi Bressan, il novello sacerdote Paolo Vigolani, la suora operaia Erika Guaragni e la volontaria Omg in Perù Romina Ghezzi di Bondo. Ognuno di loro ha raccontato come l’incontro con Cristo li abbia “spinti” a mettere in gioco la loro vita, nel segno della gratuità e del servizio agli altri. Don Paolo Vigolani di Caldonazzo, ordinato sacerdote da Bressan il 22 giugno scorso e oggi vicario parrocchiale a Pergine Valsugana, ha spiegato la sua scelta sacerdotale. «Sono un ragazzo come tanti, al tempo dell’università ero insoddisfatto, nel 2007 sono entrato in Seminario. Lì mi sono lasciato guidare e formare nella relazione con Dio e coi fratelli». Don Paolo ha parlato delle sue esperienze di “croce”: «Come barelliere a Lourdes ho colto sofferenza e speranza». Poi l’esperienza dolorosa con don Paride Chiocchetti ammalato di tumore: «L’abbiamo accompagnato verso la morte, con serenità e fede». È toccato a Romina Ghezzi testimoniare: «Essere figli di Dio non è una passeggiata in discesa, ma una strada tortuosa. La mia fede nasce dal profondo desiderio di Dio. Il cuore avverte la sua presenza, la vita con Dio perché riempie, fa contenti e appaga». L’esuberante Erika Guaragni, suora operaia da tre anni nella Santa Casa di Nazareth a Brescia, ha raccontato la sua adolescenza «ribelle» e la svolta «un sacerdote mi ha detto “butta via il tuo tempo in ginocchio davanti al crocifisso, forse qualcosa succederà”. Mi sono fidata e sono rimasta affascinata dall’amore di Gesù per noi. Io sono suora per questo, non c’è niente di più bello che dare la vita per Gesù». Bressan ha concluso: «L’amore che viene da Cristo ci impegna a sollevare il dolore degli altri. Penso alla sofferenza di chi non ha fede, la nostra Croce non è distruzione ma vita». I presenti sono stati conquistati da chi ha donato la propria vita agli altri, con semplicità. Apprezzate le musiche di Matteo Abatti e Valerio De Paola.

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