Bocciato il film su Papa Wojtyla: «Falso»

Monsignor Viviani: «La realtà storica è un’altra». E un libro racconta le tre visite di Giovanni Paolo II in Trentino


di Daniele Peretti


TRENTO. «È solo un romanzo, del tutto diverso dalla realtà storica che è un'altra». Monsignor Giulio Viviani, per dodici anni cerimoniere di Papa Giovanni Paolo II, boccia il film tv su Karol Wojtyla che Rai1 manderà in onda questa sera, nel giorno della canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Papa Giovanni XXIII. La presentazione del libro “Papa Wojtyla Trentino”, ieri nel giardino del palazzo vescovile, è stata anche l'occasione per parlare della fiction “Non aver paura – Un'amicizia con Papa Wojtyla.” Nemmeno il direttore del Film Festival Roberto De Martin la guarderà: «Evidentemente quello di non raccontare la verità dev'essere una costante delle fiction, è successo con quella celebrativa della conquista del K2 e ci si ripete ora con quella su Wojtyla. Forse distorcendo la realtà, si pensa di avere più possibilità di successo». Monsignor Viviani non ha dubbi: «Non la guarderò, è solo un romanzo del tutto diverso dalla realtà storica. Il Papa sull'Adamello ci è arrivato perché invitato dai fratelli Rosa, Gianluca e Marco, che si offrirono di portarlo a sciare. L'idea venne a Gianluca, allora avvocato, che si trovava Roma per gli studi notarili. Gli mancava la montagna e si sentiva solo. Pensò che potesse essere così anche per Wojtyla, uomo di montagna che viveva lontano dalla sua Polonia. Il primo tentativo fu telefonico, poi arrivò lo scambio di lettere e la visita informale e da qui la decisione. Questa è la verità. La fiction invece celebra Lino Zani, che ha trascorso due giorni col Papa, solo perché figlio del custode». Monsignor Viviani è stato anche capitano della Gendarmeria Vaticana e parla anche a nome dei suoi ex commilitoni che gli hanno telefonato per testimoniare il loro dissenso.

In attesa del film, ieri la presentazione del libro “Papa Wojtyla Trentino”, opera che raccoglie tutte e tre le visite del Papa in Trentino. Dice Giorgio Gelmetti, l'ispiratore: «Quelle tre occasioni hanno contribuito a creare un legame forte tra la nostra provincia e un uomo che ha cambiato il mondo: adesso tutti si dichiarano suoi amici, ma negli anni del suo pontificato non era decisamente così». Ricorda Ettore Zampiccoli, allora direttore dell’Ansa di Trento: «Ci arrivò la segnalazione che il presidente Pertini e il Papa erano a sciare sull'Adamello. Era vero, ma la notizia diventò ufficiale solo dopo il rientro di Pertini a Roma, quando dal Quirinale arrivò un comunicato stampa che confermava i giorni trascorsi insieme». Come fu possibile? « Il Papa per i suoi viaggi ufficiali – spiega monsignor Viviani – usa i mezzi dello stato italiano. In quell'occasione però si trattava di un trasferimento privato e la richiesta non fu fatta dalla segreteria, ma direttamente da Wojtyla che telefonò a Pertini. L'invito lo fece il Papa e Pertini lo accettò». Il presidente della Provincia Ugo Rossi ha sottolineato come la montagna sia simbolica: «Per affrontarla ci vogliono idee chiare e tanto impegno, come nella vita».













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