Biotestamento, la legge c’è ma in Trentino è caos 

Da oggi la norma è in vigore, ma chi voglia evitare l’accanimento terapeutico non ha un referente preciso. Schuster: «Comune e Apss inadempienti»


di Sandra Mattei


TRENTO. La legge sul biotestamento, dopo anni di discussioni e lacerazioni tra i partiti paladini dei diritti civili e quelli che si appellano alla sacralità della vita, è finalmente realtà. Approvata in Senato il 14 dicembre, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 16 gennaio scorso ed entra in vigore oggi.

Tutto bene, allora? Non proprio, perché se oggi un cittadino volesse presentare le Dat (disposizioni anticipate di trattamento) non saprebbe a chi rivolgersi. O meglio, le alternative offerte dalla legge sul testamento biologico, sono che l’interessato che voglia dare disposizioni in caso di trattamenti sanitari, nel momento che sia incapace ad autodeterminarsi, si possa rivolgere all’ufficio di stato civile nel Comune di residenza oppure presso le strutture sanitarie. Le disposizioni, recita la legge, potranno essere presentate sotto forma di scrittura privata, esenti da imposta di bollo e da qualsiasi altro tributo, o attraverso videoregistrazione o altri dispositivi se la persona è incapace di comunicare. Ma allo stato attuale, su ammissione dell’assessora competente per i servizi anagrafici, Chiara Maule, non ci sono disposizioni su questo fronte. O meglio, l’assessora sostiene che la materia è di competenza dell’Azienda per i servizi sanitari.

Chiediamo allora lumi all’Apss, ma ci viene risposto che il comma 418 della legge Finanziaria 205, approvata il 27 dicembre, prevede (citiamo letteralmente) l’istituzione presso il Ministero della salute di una banca dati destinata alla registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento (Dat) attraverso le quali la persona maggiorenne possa esprimere le proprie volontà sui trattamenti sanitari. Il registro è finanziato con 2 milioni di euro. Quindi, sostengono all’Apss, ci si atterrà alle disposizioni del registro del Ministero della salute. Se non che, sui tempi della realizzazione di tale registro non ci sono certezze.

A venirci in aiuto per interpretare la legge, è l’avvocato Alexander Schuster, paladino dei diritti civili, salito agli onori delle cronache nazionali per promuovere le unioni civili. «La legge sul testamento biologico - dichiara - parla chiaro. Ed afferma, all’articolo 4 sulle Dat, che siano le Regioni che abbiano adottato i fascicolo sanitario elettronico od altre modalità telematiche di gestione della cartella, con proprio atto, a regolamentarsi per la raccolta delle Dat. Perciò non è vero che l’Apss debba attendere l’attivazione della banca dati nazionale, anche perché le Apss possono adottare una modalità di registrazione dei dati e poi metterle in rete quando ci sarà il registro nazionale. Faccio notare, che si attende per legge l’istituzione di un software unico per lo stato civile unificato, ma se aspettiamo i tempi dello Stato...» Va dato atto all’Azienda sanitaria, di avere invece attivato un registro per raccogliere le volontà del paziente per la pianificazione condivisa delle cure, diversa delle Dat perché riguarda il percorso tra malato e medico, rispetto ad una malattia cronica ed invalidante, nel caso si voglia rifiutare l’accanimento terapeutico. Sono per ora 76 i pazienti che hanno affidato le loro volontà all’Azienda, ma queste vanno distinte dalle Dat, che possono essere presentate dalle persone maggiorenni, sane, che vogliano tutelarsi nel caso dovessero trovarsi a scegliere cure come idratazione e nutrizione comprese, nel caso fossero incapaci di autodeterminarsi.













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