salute e scuola

«Bimbi non vaccinati, la scuola non li escluda»

Lettera-appello di 68 insegnanti delle scuole d’infanzia: «La Provincia deve far rispettare la legge del 1977 che prevede di accogliere tutti nelle aule»



TRENTO. «La scuola dell’infanzia in cui crediamo, in cui tutte le insegnanti dovrebbero credere, è una scuola che accoglie, che valorizza e che accompagna i bambini lungo un cammino di crescita che li renderà un giorno uomini e donne in grado di affrontare la vita con coraggio e con la sicurezza di chi non si fa abbattere e scoraggiare dalle differenze, di qualunque natura esse siano».

Inizia così la lettera inviata da 68 insegnanti di scuola d’infanzia al presidente Rossi e a chi, a livello provinciale si occupa di scuola. Una scuola che punta sull’inclusione - dicono - ma che andrà ad escludere per la legge che impone le vaccinazioni. «Alla luce di una legge nazionale che praticamente nel lasso temporale di due mesi, senza nessun preavviso, e senza una reale emergenza sanitaria in corso, ha stravolto - scrivono gli insegnanti - il ruolo educativo e il senso della scuola, la nostra Provincia sembra non accorgersi delle contraddizioni che si appresta ad avvallare e sembra non intravedere i rischi di una legge nazionale (la 119 del luglio 2017) che esclude da ogni servizio educativo tutti i bambini nella fascia 0-6 anni, che per i più svariati motivi non possono o non vogliono essere vaccinati dai loro genitori.

Chiunque operi in ambito educativo, ma non solo, sa quanto una simile discriminazione possa rivelarsi pericolosa non solo nel lungo, ma anche nel medio e brevissimo periodo. I bambini non vaccinati infatti non solo saranno esclusi dalla scuola dell’infanzia, ma saranno esclusi da tutta una serie di relazioni sociali e umane che la scuola dell’infanzia racchiude in sé. Desideriamo qui non entrare nel merito delle valutazioni di chi sceglie di non vaccinare, giacché il nostro compito è puramente educativo, e indipendentemente dalla presenza di emergenza sanitaria o meno, la nostra attenzione è rivolta solo all’emergenza sociale e educativa che questa legge creerà.

Davvero la nostra amministrazione è disposta ad assumersi una responsabilità di escludere dalla propria scuola un considerevole numero di bambini? Chi si assumerà la responsabilità di comunicare ai genitori che i loro figli non sono più i benvenuti a scuola? Ci chiediamo come mai una Regione come la nostra, che può contare sulla bontà di una legge provinciale che disciplina le scuole dell’infanzia, si adegui ad un principio nazionale di esclusione dalle stesse, senza discuterne. Noi prendiamo le distanze da una simile responsabilità e chiediamo a chi ci governa di fare altrettanto e di rispettare la legge provinciale del 1977 che prevede di accogliere tutti i bambini residenti in Trentino, fornendo uguaglianza di opportunità educative».













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