Mobilità

Bike sharing, ancora poche bici e stazioni

Andreatta della Provincia: «Ma a Trento triplicheremo il numero in cinque anni. Un investimento da 500 mila euro»


di Luca Marognoli


TRENTO. Triplicare il numero di stazioni nell’arco di cinque anni, in modo da raggiungere il livello di Brescia, città che occupa il vertice nazionale. La Provincia ha deciso di investire nel servizio di bike sharing del capoluogo, partito nel maggio 2014 con le prime 12 stazioni per 86 bici (33 per 197 considerando anche Rovereto e Pergine Valsugana).

La spesa sarà di 500 mila euro, briciole rispetto ai 120-140 milioni previsti per il Nordus, il metrò di superficie cittadino, ma «potrà avere una grande efficacia negli spostamenti interni», spiega Roberto Andreatta, dirigente del servizio trasporti pubblici della Provincia. Questione di mentalità: se Trento (e a seguire gli altri centri più importanti del Trentino) vuole ridurre il traffico privato, e di conseguenza l’inquinamento - come previsto anche dal Pum, il Piano urbano della mobilità del Comune di Trento, che fatica a decollare anche a causa della lentezza nel dotarsi di infrastrutture come i parcheggi di attestamento e nel potenziare il trasporto pubblico - deve far sì che sempre più cittadini motore-dipendenti cambino mentalità, e abitudini, lasciando le loro macchine in garage. Ma non basta volerlo: serve un sistema di mobilità alternativo che funzioni e ciò può verificarsi «solo quando l’utente si gira e vede una stazione». Anche perché la filosofia del sistema è di usare le bici solo per lo stretto necessario a raggiungere la meta, per poi parcheggiarle e rimetterle a disposizione degli altri utenti. Il bike sharing trentino sta per compiere i due anni di vita e non è ancora “maturo”: occorre un salto di qualità.

Il numero di abbonati. Oggi il servizio ha una penetrazione troppo bassa: gli abbonati sono 733, pari al 6,26 per mille abitanti, contro i 17 mila di Brescia, pari all’86,73 per mille, i 25 mila di Milano, pari al 18,60 e i 22 mila di Torino, pari al 24,69.

Il numero di viaggi. Anche l’utilizzo è piuttosto scarso. Trento registra 40.497 prelievi annui (111 al giorno), 0,95 viaggi per mille abitanti e 1,30 viaggi per bici al giorno. Rovereto va già meglio con 21.368 prelievi (58,5 al giorno), 1,49 viaggi per mille abitanti e 1,62 viaggi per bici al giorno. Ma la distanza da Brescia è ancora notevole: 640 mila prelievi (2.500 al giorno), con 12,76 viaggi per mille abitanti e 3,81 per bici al giorno (con un totale di 657 mezzi). Tuttavia Trento è già nella top-ten, «anche perché altrove, soprattutto in alcuni centri del Sud, sono state avviate iniziative che sono poi rimaste sulla carta», spiega Andreatta.

Il progetto: cambiare passo. La “Bike Sharing Planning Guide” dell’Itdp (Institute for Transportation and Development Policy di New York) è il punto di riferimento per chi vuole crescere. La guida indica come il sistema, per funzionare bene, debba soddisfare i seguenti requisiti: molte stazioni vicine tra loro, distanti idealmente non più di 300 metri; molte biciclette (almeno 10-30 per 1.000 abitanti nella zona interessata; un’area operativa maggiore di 7 km quadrati.

In campo internazionale la città più virtuosa è Barcellona (10,8 utilizzi per ogni bici, 67,9 viaggi per 1.000 abitanti), seguita da Lione, Città del Messico, Montreal, New York, parigi e Rio de Janeiro.

«Pur essendo evidente che queste città hanno un'altra scala rispetto alla nostra realtà - afferma Andreatta - una buona pianificazione non può prescindere dalle caratteristiche del territorio servito in termini di capillarità». Servono quindi più stazioni e più biciclette. «Se si rapporta a Trento l'esempio di Brescia, città con 196.000 abitanti, 70 stazioni attive e 657 bici disponibili, nel capoluogo dovranno esserci almeno 35 stazioni attive e più di 300 bici, mentre per assicurare numeri vicini al rapporto internazionale di almeno 10 bici ogni 1.000 abitanti, in città dovrebbero esserci 1.000 bici e una stazione ogni 300 metri. Allora si creerà un sistema davvero in grado di incidere sugli spostamenti delle autovetture».

Investimenti e tempi. Per Andreatta Trento può raggiungere il top a livello nazionale in tempi rapidi: «Il nostro obiettivo è di arrivarci in 5 anni, realizzando 5 stazioni l’anno per una spesa complessiva di 500 mila euro. Così si completerebbe il sistema, che per l’avvio (tra bici, stazioni, gestione e software) è costato un milione di euro».

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