Bici «condivisa», una rete dalla Rotaliana a Mori

La Provincia investe sul bike-sharing con un progetto da 1,6 milioni di euro cofinanziato dallo Stato. Il dirigente Andreatta: a Trento stazioni da raddoppiare


di Luca Marognoli


TRENTO. Ecologica, “condivisa” e integrata. La mobilità del prossimo futuro, in Trentino, sarà sempre più orientata verso le due ruote in abbinamento con il trasporto pubblico. Primi passi importanti in questa direzione sono stati fatti nell’ultimo biennio, con l’avvio del sistema di bike sharing “e-motion”, attivato nel 2014 a Trento e Rovereto. Un esperimento riuscito, ma che per poter dare i suoi frutti in termini di miglioramento della viabilità, della vivibilità e di riduzione del traffico e dell’inquinamento, deve essere potenziato. La parola d’ordine è “capillarità”: le biciclette “condivise” piacciono, ma vengono utilizzate come mezzo alternativo all’auto, soprattutto se i veicoli a disposizione sono tanti e le stazioni dove prenderli e lasciarli sono numerose e ben distribuite sul territorio. La filosofia del sistema infatti è di utilizzare le bici per spostarsi da una stazione all’altra, in modo da rimetterle subito in circolazione per gli altri: l’incentivo, per l’utente, è il costo zero di utilizzo se la restituzione avviene entro la prima ora (poi si paga un euro l’ora).

Per questo la Provincia ha deciso di prendere al volo un’opportunità offerta dallo Stato, il “Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa - scuola e casa - lavoro”, per la cui attuazione sono destinati 35 milioni di euro. Il Servizio Trasporti pubblici, diretto da Roberto Andreatta, ha predisposto una proposta progettuale di adesione, intitolata «Il Trentino “pedala” per la mobilità sostenibile», imperniata proprio sullo sviluppo di “e-motion”. Un progetto da 1 milione e 665 mila euro che, se approvato, permetterebbe di fruire di un cofinanziamento da parte del Ministero dell’Ambiente di 1 milione di euro. «Il passepartout continua a restare la smart-card del sistema Mitt, che consente di usare sia la bici che il trasporto pubblico urbano, extraurbano e il treno», spiega Andreatta. Che precisa: «Aldilà della domanda, che si spera venga valutata positivamente dal Ministero, è l’analisi fatta a monte che è importante. E questa dice che bisogna arrivare, in tre anni di attuazione del progetto, a raddoppiare le stazioni a Trento e a creare un reticolo che possa essere sostitutivo del trasporto pubblico nell’area che abbraccia comuni anche periferici e che si colloca fra Mori e la Rotaliana. Non vogliamo che la nostra resti una bandierina di testimonianza ma che questo sistema diventi qualcosa di realmente incisivo».

Nel concreto, il progetto prevede l’installazione di 31 nuove ciclostazioni in aggiunta alle attuali 41 (17 a Trento, 17 a Rovereto e 7 a Pergine), la fornitura di ulteriori 124 biciclette a pedalata assistita e 80 biciclette tradizionali city bike. I comuni interessati sono: Aldeno, Besenello, Calliano, Isera, Lavis, Nave San Rocco, Nogaredo, Nomi, Mori, Pomarolo, Rovereto, Trento, Villalagarina e Volano. Vi sono poi iniziative collaterali, dirette alla promozione della mobilità sostenibile. Come l’installazione di 350 rastrelliere porta bici presso istituti scolastici e il potenziamento dei servizi “Pedibus”, grazie anche alle azioni di formazione rivolte a bambini, genitori e insegnanti e ad app per l’infomobilità realizzate in collaborazione con Fbk. L’intervento comprende anche la realizzazione di nuove “Zone 30” (dove il limite è di 30 all’ora) e altri programmi di riduzione del traffico e di sviluppo della rete ciclabile.













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