«Berlusconi fuori» Sì dei tre senatori del centrosinistra

Tonini: «In qualunque altro Paese si sarebbe dimesso» No di Divina: «Si è voluto eliminare un avversario politico»


di Chiara Bert


TRENTO. Tra i sì che ieri in Senato hanno sancito la decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi c’erano anche quelli di tre dei quattro senatori trentini, Giorgio Tonini (Pd), Vittorio Fravezzi e Franco Panizza (Gruppo autonomie). Contrario invece Sergio Divina, in linea con la posizione della Lega Nord che per l’occasione è tornata a fare fronte comune con Forza Italia e il Nuovo Centrodestra di Alfano.

Non fa sconti il senatore Giorgio Tonini: «Le leggi si applicano e sono uguali per tutti. Questa non è una guerra contro il centrodestra, qui c’è una sentenza definitiva della magistratura che ha condannato Berlusconi per frode fiscale. In qualunque altro Paese al mondo sarebbe stato lui a dimettersi e il suo partito ne avrebbe preso atto. In Germania la Cdu ha saputo fare a meno di Kohl perché accusato di finanziamenti illeciti al suo partito». «La legge Severino - prosegue l’esponente Pd - è stata uno scatto di dignità della politica, voluto da tutti, anche dal Pdl, in risposta all’indignazione dei cittadini di fronte al dilagare della corruzione, dai consigli regionali del Lazio e della Lombardia, ai casi della Lega e di Lusi. E ha stabilità che chi è condannato in via definitiva per questo tipo di reati non è degno di stare in parlamento. Se oggi avessimo votato contro, il Senato avrebbe smentito se stesso». Sullo stesso tenore Vittorio Fravezzi (Gruppo Autonomie): «In uno Stato di diritto - dice - si applica la legge, e la legge Severino è stata votata nella scorsa legislatura per rispondere a un problema di delegittimazione della rappresentanza. La politica passa da comportamenti credibili e coerenti, un organo di garanzia del parlamento, la giunta delle immunità, si è espressa e oggi la legge prevede la decadenza del senatore Silvio Berlusconi». Aspettare l’interdizione senza accelerare sulla decadenza non avrebbe aiutato la pacificazione, come ha sostenuto ieri Casini? «La pacificazione non passa da questo. Politicamente l’uscita di scena di Berlusconi toglierà argomenti ad alcuni politici e alcuni mass media, che hanno fondato la loro ragion d’essere sull’antiberlusconismo e aiuterà, almeno spero, a disinquinare il dibattito politico. Dopodiché il berlusconismo è qualcosa di più profondo, vent’anni non si cancellano in un giorno con una decadenza, ne usciremo in modo graduale».

Molto più cauto Franco Panizza (Gruppo Autonomie), che confessa il suo disagio: «È un passaggio di cui il Senato poteva fare a meno. Come gruppo voteremo per la decadenza, perché arrivati a questo punto un rinvio non è più pensabile, ma serviva più serenità. Bastava aspettare l’interdizione e la cosa si sarebbe risolta da sola senza tutte queste tensioni che contribuiranno a creare un “prigioniero politico”. Le sentenze, giuste o sbagliate che si ritengano, vanno rispettate perché altrimenti si mette in discussione lo Stato di diritto, ma la giustizia ha bisogno di essere riformata». Inoltre, chiosa Panizza, «non siamo stati d’accordo sul voto palese, questo è un caso che chiaramente riguarda la persona, c’è stata una forzatura».

Nettamente contrario alla decadenza Sergio Divina: «Troppe ombre gravano attorno alle vicende giudiziarie che vedono coinvolto Berlusconi in questi anni, e la sua estromissione dal parlamento rappresenterebbe anche una fase di instabilità che non possiamo permetterci. Se lo stesso criterio usato per condannare Berlusconi per frode fiscale, in base al presupposto "non poteva non sapere", fosse applicato a tutte le aziende incappate nei controlli del fisco, ben pochi presidenti di quelle società sarebbero a piede libero. Pertanto - spiega il senatore leghista - voterò per respingere un atto politicamente irresponsabile, giuridicamente eccepibile, umanamente non accettabile. Le moderne democrazie sono nate all'insegna delle garanzie per gli individui, ma la nostra ha inserito la retromarcia, e per eliminare un avversario politico ha consentito che la magistratura sconfinasse oltre il proprio ruolo determinando le sorti future del nostro Paese».

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