Baristi, fuori dal centro estate difficile

Gli esercenti soffrono: «C’è chi chiede una Coca Cola con quattro cannucce. Entrano comitive ma consumano in due»


di Daniele Peretti


TRENTO. Per i baristi e ristoratori del perimetro esterno del centro storico è stata un'estate in chiaroscuro. Di certo il tempo, al contrario dell'anno passato, non ha aiutato; ma sono calate anche le consumazioni sia come quantità e costi complessivi. A questo proposito è da segnalare un episodio curioso: una comitiva passa davanti alla vetrina di un bar e dopo poco entra una bambina che acquista una lattina di Coca Cola e chiede quattro cannucce. La richiesta incuriosisce la barista che esce in tempo per vedere quattro persone che si dividevano la Coca. Mentre è da segnalare la maleducazione di chi entra per andare al bagno, ma esce senza consumare. Alla fine ad essere veramente soddisfatta, tanto da definirla «la Stagione con l'esse maiuscola» è solo Sara della Gelateria Torre Verde, dove si è lavorato bene sia nelle giornate di bel tempo che di pioggia: «Col caldo andavano i gelati e quando la temperatura calava la richiesta si spostava sui panini. Decisamente di più i turisti italiani, ma quando arrivavano le comitive di qualsiasi nazionalità, non tutti consumavano».

Situazione del tutto diversa al Caffè del Tempo Perso di via Petrarca, dove Amalia parla di una realtà opposta a quella dell'anno scorso. «A fine mese non so se avremo incassato a sufficienza per coprire le spese vive dopo un agosto a dir poco spopolato. I trentini se ne sono andati a causa del caldo e così la clientela è stata quasi tutta di turisti che entravano in gruppi, ma solo due ordivano, gli altri nulla. Tutti però andavano in bagno. Chi prendeva un panino, lo accompagnava con un bicchiere d'acqua del rubinetto. Insomma tutti spendevano il meno possibile, ma le nostre spese sono sempre le stesse». Amalia ha provato a esporre dolciumi a pochi centesimi, tanto per vedere se chi entrava solo per andare in bagno o per chiedere informazioni almeno per educazione, qualcosa consumava: ignorati.

Al ristorante-pizzeria “Alla Mostra”, di fronte al Castello del Buonconsiglio, Amedeo Meyredi non ha dubbi: «Fino a metà agosto non si è fatto nulla, poi qualcosa è migliorato col brutto tempo. Come si comporta la clientela? Adesso a spendere di più sono i turisti nordici, anche se alla fine pagano più di bevande che di cibo. Gli italiani spesso si dividono le pizze per spendere meno».

Ma avvicinandosi al centro storico la situazione cambia. Soddisfatti Guendalina e Renald, che hanno da poco aperto il bar “La vie en Rose” in via San Marco; mentre Andrea Margoni del “Porteghet” di via Suffragio dice che, tedeschi a parte, i componenti delle altre comitive tendono a non consumare tutti, specialmente se ci sono bambini.

Secondo Buratti, presidente degli esercenti, c'è il dato consolidato di una clientela che spende sempre meno, ma anche quello che gli esercenti hanno rinunciato alla tipicità e a proporre novità, a favore di un'offerta generalizzata. Come bisognerebbe capire se chi viene a Trento, lo fa perché gli piace la città o solo perché piove. Un'altra discriminante importante secondo Buratti è la presenza dell'orso, ormai una normalità che fa paura.

Mentre per Massimiliano Peterlana presidente di Confesercenti, a fare la differenza sono le condizioni climatiche, la capacità degli esercenti di intercettare chi resta in città, ma anche un'estate che è stata senza eventi cittadini: «Si è lavorato meno in via Mazzini, che tradizionalmente è una via da tutto esaurito, anche perché in piazza Fiera non è stato organizzato nulla e così la gente si è spostata su altre via. In tutti i casi se luglio e agosto sono stati mesi da record in montagna, non poteva essere altrettanto in città».













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