Baratter e i soldi agli Schützen Bufera sul capogruppo Patt

Prima delle elezioni 2013 si è impegnato a versare 500 euro al mese: in cambio il sostegno dei cappelli piumati. Il caso finisce in procura. Opposizioni all’attacco: pubblichi il documento


di Chiara Bert


TRENTO. «In vista delle prossime elezioni per il rinnovo del consiglio regionale che si terranno il 27 ottobre, considerata la volontà dei due candidati di farsi carico di rappresentare le istanze della Federazione degli Schützen del Tirolo Meridionale, e considerata la volontà della stessa a dare pieno sostegno ai due candidati, i sottoscritti Lorenzo Baratter e Giuseppe Corona, si impegnano in caso di elezione a versare a titolo di contributo volontario alla Federazione degliSchützen la quota mensile di 500 euro cada uno». Le firme in calce al documento, che porta la data del 25 giugno 2013, tre mesi prima delle elezioni, sono quelle di Lorenzo Baratter, attuale capogruppo del Patt in consiglio provinciale, di Giuseppe Corona (già candidato alla segreteria del partito qualche settimana fa e che alla fine non entrò in lista) e del comandante degli Schützen trentini Paolo Dalprà.

Dell’accordo, messo clamorosamente nero su bianco prima della campagna elettorale, dentro il Patt si rumoreggiava da tempo. Il patto ha retto solo pochi mesi, il sodalizio con gli Schützen è venuto meno e Baratter ha smesso di pagare la quota promessa. La resa dei conti post-congresso - cominciata con l’uscita delle foto del neopresidente Carlo Pedergnana che faceva il saluto romano e baciava il duce, foto che lo hanno costretto alle dimissioni - ha fatto il resto e l’accordo che doveva restare segreto («un atto privato») è diventato pubblico scatenando una bufera sul capogruppo i cui esiti si peseranno nei prossimi giorni.

Baratter, storico, ex presidente del Museo degli usi e costumi di San Michele, il volto intellettuale del nuovo Patt, è da sempre vicino al mondo Schützen, come ha confermato lui stesso in una nota di autodifesa ieri pomeriggio, spiegando (ne riferiamo nell’articolo sotto) di aver voluto formalizzare l’impegno al versamento, «che si colloca nel solco del mio impegno a favore dei valori condivisi», «per ragioni di trasparenza». Il Patt ieri ha fatto quadrato attorno al suo capogruppo, ma le reazioni sono state immediate. In apertura della seduta del consiglio dove si discuteva la legge sullo sport, le minoranze hanno chiesto la sospensione della seduta per un confronto sul caso Baratter. Attacco frontale dal Movimento 5 Stelle: il deputato Riccardo Fraccaro ha annunciato un esposto in Procura con l’accusa di voto di scambio, chiedendo le dimissioni di Baratter e lo scioglimento dell’intero consiglio. In consiglio provinciale M5S, Forza Italia e Lega hanno chiesto a Baratter e alla Federazione degli Schützen di rendere pubblici in maniera integrale gli accordi sottoscritti, «in modo da fugare ogni possibile ombra sulla vicenda»: «Se ciò non dovesse avvenire - scrivono Filippo Degasperi, Giacomo Bezzi e Maurizio Fugatti - riterremmo necessario procedere con ogni strumento a nostra disposizione per appurare e rendere nota la verità dei fatti. Le rivelazioni gettano una luce inquietante sui sistemi utilizzati per la raccolta dei voti». Il gruppo del Patt ieri si è riunito e al termine è stato l’ex presidente del partito Walter Kaswalder a dare la linea: «Una leggerezza, una monada. Finirà in una bolla di sapone. Massima fiducia a Baratter, è uno che sa il fatto suo». Ma l’imbarazzo era palpabile. «Chiedete al segretario, parla lui», ha tagliato corto l’assessore Michele Dallapiccola. «Lui è sereno e tranquillo, e noi siamo sereni e tranquilli», chiosa il consigliere Luca Giuliani, «Baratter ha sempre fatto parte di quell’associazione, non ci vedo nulla di strano». Tanto rumore per nulla, è la linea. Resta da capire se reggerà.

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